Mutilazioni genitali sulle bambine BARBARIE SENZA FINE
Pubblicato il 08/07/09 alle 01:25:05 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Nascono qui, le portano in Africa e tornano operate - Coinvolti in provincia immigrati del Burkina Faso La denuncia. Convegno in città squarcia il velo su una situazione a lungo tenuta nascosta. Vite rovinate nel nome della tradizione. Nascono qui, in provincia di Pordenone, e per alcune un viaggio ?a casa?, il Paese d'origine dei propri genitori, si trasforma in una silente tragedia.
È lì, infatti, che le donne di famiglia si prendono cura di loro e le portano ad acquistare la dignità: le portano a subire una mutilazione genitale.
Accade ancora oggi, accade - si dice - nello Spilimberghese dove si è insediata da alcuni anni una comunità di immigrati provenienti dal Burkina Faso, un paese dell?Africa profonda dove, nonostante una legge già approvata, le Mgf, le mutilazioni genitali femminili, superano il 75%.
Il sipario su questa tragedia tutta femminile che continua a mietere vittime anche qui, nella civilissima Italia, l?ha sollevato l'incontro su ?Le pratiche di mutilazione sulle donne africane? promosso dall?Associazione immigrati Pordenone, Aidos, Comune di Pordenone e la Regione. Prima la proiezione del film ?Moodalladé? del regista senegalese Sembene Ousmane dove si racconta la storia di quattro ragazzine che fuggono per sottrarsi al rito dell?escissione, rifugiandosi nella casa di Collé Ardo, una donna che alcuni prima si era rifiutata di sottoporre la propria figlia Amsatou a questa pratica. Poi il dibattito, appassionato, in alcuni tratti disarmante.
Come comprendere chi, candidamente, racconta: «io ho 4 figli, due ragazzi e due ragazze, e le due ragazze hanno subito questo intervento. Senza che io ne sapessi nulla, dessi alcuna autorizzazione, potessi decidere alcunché». Sì perchè nel Burkina Faso questa pratica è cosa da donne, fatta da donne ad altre donne, con la precisa intenzione di dare loro la ?dignità?. Dignità di cosa? Dignità di donne, donne degne di essere sposate.
«Mia madre non mi ha sottoposto a questa pratica - racconta una ragazza - ma le mie amiche, ragazze che ho conosciuto qui, tutte le mie amiche hanno subito questa cosa. Si dice che togliendo alle donne la possibilità di provare piacere, queste resteranno fedeli al proprio marito. Ma non è così - spiega -. Le mie amiche, proprio perchè non provano nulla, cercano altri uomini, convinte che prima o poi troveranno quello in grado di farle felici».
«Sappiamo quante bambine vengono riportate in Africa per questa pratica. Si dice che è comune nell'area di Spilimbergo dove è presente una comunità originaria del Burkina Faso», chiede un pediatra, la dottoressa Ceschin, a Gabriel Tshimanca, medico referente dell'Associazione immigrati che con Coffi Omer Gnamey ha retto le fila del dibattito. «Si dice che accada», è la risposta.
Mancano le prove, custodite all'interno delle varie comunità. Per questo è partito un appello rivolto proprio ai pediatri (presente anche il primario del Santa Maria degli Angeli, Roberto Dall'Amico, con una dottoressa del suo staff) affinché «proprio i pediatri controllino le bambine, in particolar modo se non le vedono per un certo tempo, perchè quando una bambina torna del paese d'origine per questa pratica, sta via diversi mesi, a volte anche anni, e ritorna profondamente cambiate, anche sotto l'aspetto psicologico.
Ma i medici - spiega Tshimanca - per prassi non controllano l'apparato genitale delle bambine». E così i viaggi continuano, sotto silenzio. Ma fortunatamente ci sono le eccezioni, e quando le donne imparano a vivere qui, comprendono che il loro ruolo in questa società è diverso, ricevono informazioni sui danni feroci di questa pratica, salvano le proprie figlie dalle mutilazioni.
Provocando - per paradosso - altri problemi, come ad esempio «l'incapacità di donne che non sono state escisse, di avere rapporti con il marito - racconta Tshimanca -: siccome non sono state sottoposte alla pratica, che probabilmente il marito presume sia stata fatta, non sanno quale sarà la sua reazione. Sono preoccupate di quel che potrebbe accadere loro, e non riescono ad avere rapporti».
Nessun alibi religioso per le mutilazioni «che nemmeno il Corano pretende - è stato detto -. E comunque - ha aggiunto Billa - se si dovesse scoprire che una cosa prevista dal Corano la scienza dichiara essere nociva per la persona, allora è il Corano che deve seguire la scienza».