Pubblicato il 16/08/09 alle 16:20:35 GMT pubblicato da Armando_Manocchia
Credo che sia arrivato il momento di dire basta, di aprire gli occhi e se vogliamo, parliamone, diamo vita ad un dibattito, per capire quale può essere la vera sostenibilità economica dei costi di questa immigrazione, perché così non si può Quando si parla di immigrati, si parla solo del contributo al nostro prodotto interno lordo. Nessuno parla della tensione e dell’allarme sociale che si è creato, dei costi di questa selvaggia immigrazione e del nostro malessere interno lordo. Nei due anni che hanno preceduto questo Governo, siamo stati soci con il Fisco al 50%, abbiamo preso le necessarie misure ed è scomparsa la preoccupazione di arrivare alla fine del mese. Ci siamo solo concentrati sulla soluzione anziché sul problema. Quello che invece ci preoccupa, è la totale mancanza di sicurezza e non quella insicurezza “percepita” come ama dire qualcuno, ma quella vera, quella che si tocca con mano e con la quale a farne le spese come sempre, sono i meno forti, come gli anziani, le donne e i bambini. Il tutto o quasi, a causa di una massiccia invasione di immigrati, regolari e/o “in attesa di regolarizzazione”, come vanno chiamati i clandestini, per non essere tacciati di razzismo. Questa “invamigrazione”, ha portato con sé non solo i buoni e i cattivi, che stanno in tutti i popoli, ma, sono arrivati qui, una buona parte dei peggiori. Ai migliori di questi, è tutto dovuto: dalla sanità gratuita, alla casa gratuita o al con affitti irrisori, dall’asilo gratuito, al mutuo a fondo perduto o più che agevolato, dai buoni pasto, ai buoni spesa, dal niente canoni, ai treni, tram, autobus, gratuiti, dall’auto senza bollo, a quella senza assicurazione o senza patente e quando non hanno i soldi per le bollette di acqua luce e gas (questa la devono pagare se no staccano) vanno a farseli dare in Comune e così tante altre cose che è meglio tacere. Nonostante tutto, una buona parte di loro, riesce a inviare altrettanta buona parte dello stipendio alla famiglia nel Paese d’origine. Credo che sia arrivato il momento di dire basta, di aprire gli occhi e se vogliamo, parliamone, diamo vita ad un dibattito, per capire quale può essere la vera sostenibilità economica dei costi di questa immigrazione, perché così non si può. Se suddividiamo i costi relativi ai flussi migratori con percorsi di inclusione ed i costi relativi a flussi migratori di soggetti che delinquono, con la premessa però, che le nostre leggi regionali a tutela degli extracomunitari, compreso rifugiati ed apolidi, mirano (sinistranamente) a regolamentarne l’inserimento nella società e nell’economia del territorio e “superare” (si fa per dire) gli ostacoli all’inclusione, promuovendo progetti che vedono gli immigrati come esclusivi beneficiari, con un costo a carico dei contribuenti di difficile quantificazione. Se guardiamo l’accesso ai servizi sanitari e sociali, la nostra legge regionale, garantisce l’accesso in condizioni di parità con i cittadini emiliano-romagnoli ed estende la copertura sanitaria anche ai clandestini. Tutti gli immigrati, regolari o in attesa di regolarizzazione, (anche il delinquente non esiste più, è un “soggetto in attesa di diventare una brava persona”) possono quindi accedere alle prestazioni sanitarie urgenti od essenziali erogate presso un ambulatorio o un ospedale per curarsi da una malattia o da un infortunio. Se, com’è fin troppo facile che sia, sono islamici, hanno una corsia preferenziale rispetto a tutti gli altri e se non è così fanno il “diavolo a quattro”e quando viene ricoverata una musulmana, viene ospitata anche tutta la sua famiglia. Non c’è da meravigliarsi, in una realtà dove ogni paziente ricoverato costa alla collettività 800 Euro al giorno e dove sono stati spesi 250.000 euro per la segnaletica in arabo, in onore alla maggioranza di loro analfabeta, questo è solo l’inizio, aspettatevi ben altro. Viene soddisfatto il diritto all’abitazione, ammettendoli ai bandi per l’assegnazione in affitto degli appartamenti di pubblica proprietà e l’accesso a contributi pubblici per l’acquisto della prima casa di abitazione. Ovviamente i bandi favoriscono di gran lunga gli immigrati che hanno diversi figli ed a causa dei ricongiungimenti, gli anziani a carico nostro. (Sissignori a carico nostro, diamo una pensione anche a loro). Inoltre, nella maggioranza dei casi, per non intaccare il reddito basso, che gli consente tutti questi “diritti”, scelgono di lavorare in nero ed in questo caso il “reato” lo commette solo il datore di lavoro. Quando acquistano casa invece, usufruiscono di contributi pubblici a fondo perduto o a tassi esageratamente agevolati attraverso banche cosiddette etiche, nate appositamente per sfruttare il business dell’immigrazione o per aiutare gli immigrati, la differenza sta nel punto di vista, ma gli immigrati e le banche guadagnano, noi paghiamo. Sempre parlando di costi, nelle oltre 200 carceri italiane con una capienza massima di 56.000 detenuti, ce ne sono circa 56.000 di cui il 40% sono stranieri. Se è vero, come è vero perché la fonte è attendibile, in base ad una statistica che spesso si basa su numeri molto inferiori, in questo caso significa che il 40% degli immigrati sono delinquenti? E’ impensabile andare avanti così, lo Stato non può né tollerare né controllare questo fenomeno di recrudescenza dei reati con l’attuale sistema penitenziario, occorrono quindi nuove carceri, quindi altre spese. Ma qualcuno ha già risolto il problema, pensa che per evitare l’affollamento carcerario, invece di investire in nuovi edifici carcerari, o utilizzare tantissime strutture che stanno marcendo ovunque, stanno studiando un altro indulto. I cittadini, chiedono che tutti e ripeto tutti i detenuti scontino con assoluta certezza la pena, ma, per quanto riguarda i non italiani, devono scontarla nei loro Paesi d’origine. Non è finita, dobbiamo aggiungere i costi dei centri di prima accoglienza e/o quelli di permanenza temporanea, costi molto complessi da determinare, anche perché molto diversi tra loro, insomma un pozzo senza fondo per cibare le organizzazioni varie, dalle onlus alle ong. Sono troppi gli immigrati dediti allo spaccio di droga e sono troppi gli immigrati che commettono reati contro il patrimonio a danno dei cittadini italiani ed in questo campo, non sussiste il fabbisogno, abbiamo manodopera in eccedenza. Allora quale ruolo può svolgere l’economia per assicurare una convivenza sostenibile tra extracomunitari e cittadini italiani? In un sistema economico sempre più complesso, con evidenti segnali di declino dei nostri punti cardinali valoriali, pensiamo che solo sotto l’egida non dico della morale, ma dell’etica, si possa sostenere uno sviluppo economico armonico e solidale. Il benessere socio-economico, condizionato dall’instabile punto di equilibrio fra liberismo indiscriminato ed elementi che avvicinano allo sviluppo umano e sociale, non si può misurare esclusivamente in termini di reddito. Non può esserci uno sviluppo equo senza tener conto del valore e della dignità della persona. E proprio dalla dignità della persona bisogna ricominciare a ridisegnare lo stato sociale, il lavoro rappresenta una delle più alte forme di espressione e di dignità della persona e deve essere corrisposto a tutti lavoratori al “giusto salario” non solo in relazione alla ricerca del profitto, ma rapportato al soddisfacimento delle necessità della persona e della famiglia. Adesso che siamo in forte crisi economica, ed il lavoro n on c’è per tutti, secondo voi a chi spetta il lavoro, agli italiani o agli immigrati? Nell’Era dell’economia della conoscenza è necessario trovare al più presto una soluzione condivisa per superare il caos che sta turbando il sereno vivere dei cittadini e si devono rammendare gli strappi che hanno danneggiato il rapporto di fiducia fra rappresentanti e rappresentati. Si deve ricreare sintonia fra chi veramente lavora ed i rappresentanti delle istituzioni, perché non deve più accadere che i cittadini si sentano trattati come degli ospiti in casa propria, in un territorio sempre più assediato da malviventi per lo più arrivati clandestinamente, che tutti fanno finta di non vedere. I futuri amministratori del “bene comune” hanno l’obbligo di ascoltare le istanze e le esigenze dei cittadini come i politici dei loro elettori, perché in democrazia i cittadini devono potersi liberamente esprimere, e chi li rappresenta deve tenere conto delle loro esigenze, anche quando non condividono lo stesso pensiero e non ultimo non devono dimenticare che i contribuenti, indipendentemente dalla nazionalità e dall’appartenenza politica, sono sempre molto sensibili alla politica fiscale, imporre nuove tasse per sostenere sempre più welfare a favore di un’immigrazione selvaggia, senza regole e senza filtri, non solo sono percepite ingiustamente dalla popolazione, ma alla prima occasione, statene certi, ne terranno conto!