Pubblicato il 01/11/09 alle 15:04:50 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Vietato in Comune, prima durante e dopo un matrimonio, dire l’Ave Maria. O forse è vietato dirla e basta Forse è una bestemmia contro il Dio della Santa Religione Multiculturale. Accade a Varese, ma è un sintomo, non un caso eccezionale. Un amico mi racconta, e io trascrivo. È una persona seria: è un dirigente del Movimento cristiano lavoratori (Mcl) di cui è presidente nella città insubrica e bossiana. Per intenderci: Peppino Falvo non è un fanatico né un bigotto. Va volentieri al matrimonio civile di una coppia di amici. Non si scandalizza. La vita è così complicata... Dice Falvo: «Il fatto è avvenuto nel palazzo degli Estensi, sede del comune di Varese, martedì 29 settembre. Ero stato invitato al matrimonio di una coppia di carissimi amici. I nomi li dico, visto che è un atto pubblico, e anche per una ragione che si capirà poi: sono Flor de Lourdes e Alfonso Maria. La cerimonia civile era officiata - si dice così - dal consigliere comunale architetto Franco Prevosti innanzi a circa cinquanta persone di diversa nazionalità. A fine rito, quello civile è arido, ho preso la parola per innaffiare di qualche frase meno burocratica la felicità degli sposi che era di tutti noi». Auguri, cento anni, figli eccetera. Poi pronunciare i due nomi - Lourdes e Alfonso Maria - fa scattare sui due piedi una proposta: «Che ne dite se diciamo insieme un’Ave Maria? Inizia a dire «Ave-Maria-piena». Alt! L'architetto alza la paletta del vigile urbano del politicamente corretto. Peppino dopo un mese non si dà ancora pace: «Non volevo fare un gesto premeditato o provocatorio (come se dire l’Ave Maria fosse una provocazione poi...), ma l’ho fatto perché era così naturale ispirandomi al nome degli sposi e per dare una nota spirituale che conosco di loro gradimento. Il celebrante mi ha immediatamente interrotto, proibendo la preghiera ed eccependone l’inopportunità in quel luogo. [...]