Pubblicato il 21/05/08 alle 22:09:02 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Presto Savona potrebbe vedere all'opera contro-ronde di immigrati arabi che girano in gruppo per "auto-difesa". A definirlo così sono gli stessi stranieri che hanno lanciato la proposta e si dicono pronti a passare all'azione se nessuno fermerà le ronde civiche ispirate dai corsi della Lega Nord.
Hanno paura: «Paura che in questo clima di caccia allo straniero prima o poi ci scappi il morto. E allora, se nessuno ci difende, se nessuno li ferma, ci dovremo pensare da soli». La «pericolosa deriva» alla quale aveva fatto riferimento il vicesindaco Paolo Caviglia sembra insomma già iniziata.
A parlare, a nome dei 500 immigrati di origine araba (egiziani, marocchini, tunisini e algerini) presenti in città, è Hajet Maatoug, tunisina, presidente dell'associazione Amici del Mediterraneo. È lei che, nei giorni scorsi, ha lanciato la proposta-choc di fronte ad una attonita Commissione sull'immigrazione istituita a Palazzo Sisto e presieduta da Reginaldo Vignola. Nella commissione sono rappresentate 12 associazioni italiane di assistenza agli stranieri e 14 associazioni di immigrati.
«Mi preme dire - sottolinea Hajet, che sta in Italia da trent'anni, lavora come collaboratrice familiare per il Comune ed è sposata ad un italiano oltreché madre di due figli ormai grandi, nati nel nostro paese: insomma un perfetto esempio di integrazione - che della politica a noi non interessa nulla». Poi entra nel cuore del problema: «Ho visto in tv miei vicini di casa andare a dire che partecipano ai corsi avviati dalla Lega per "ripulire la città". Ora ho paura anche a rientrare da sola, la sera, e così tanti miei conterranei. Il solo avere la pelle scura è diventato un elemento di rischio: ora io sembro solo abbronzata, tra un mese, con il sole, sembrerò una nera e la mia paura aumenterà. In trent'anni che sto in Italia, non mi era mai capitato di provare un sentimento del genere».
La Maatoug è accorata: «Io rappresento una comunità di 500 persone, ben integrate, che lavorano, la metà ha addirittura la doppia cittadinanza. Le "controronde" sono il loro grido di disperazione».
La comunità araba, tuttavia, sa bene che questa non sarebbe la ricetta migliore, vicinissimo il rischio di uscire dai binari della legalità: «Ma l'abbiamo fatto perché qualcuno dica stop. E se nessuno, come pare, può fermarli, allora dobbiamo difenderci da soli. In tanti sono già pronti e ci sono anche italiani che ci appoggiano». Prosegue la donna: «Noi non vogliamo creare disordine, vogliamo solo vivere in pace. Ma quando sentiamo parlare di "pulire la città" non possiamo non temere e non chiedere aiuto. "Pulire la città" è un compito della polizia, non delle ronde. Noi siamo i primi ad essere contenti se chi sbaglia viene arrestato».
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GLI IMMIGRATI ARABI LANCIANO LE CONTRO-RONDE
Scritto il 26/05/08 alle 00:02:00 GMT pubblicato da Armando_Manocchia
Carissima amica del Mediteraneo, se lei si sentisse veramente integrata, non proverebbe la sensazione di essere oggetto di pulizia della città, sensazione nella nostra Nazione, non prova neanche un clandestino che ha commesso un reato. E' molto probabile che lei sia integrata in quell'umus pseudo culturale sinistro che manipola tutti e tutti coloro che gli servono. Ma volete vedere che noi italiani non possiamo neanche manifestare il nostro disappunto per quanto dobbiamo vedere, sopportare e tollerare, che subito qualcuno si sente ferito nella sua sensibilità e discriminato. Anche a Padova,alcuni immigrati musulmani veramente integrati hanno creato quelle che lei chiama ronde mentre loro le chiamano passeggiate. Io stesso, ho preso parte mercoledi 21 maggio ad una passeggiata con gli immigrati, abbiamo fatto un giro nelle zone dove lo spaccio, la prostituzione, la microcriminalità è imperante. quella sera non si è visto nessuno spacciatore e nessuna prostituta. Se fatte con senso civico, sono un ottimo deterrente e offrono ai residenti una forma di serenità. Lei, invece mi pare che abbia dei pregiudizi come alcuni italiani. <Con la differenza che i secondi ne hanno un motivo in più di lei, quello di essere a casa propria. P:S. Se posso darle un consiglio,metta via i pregiudizi e provi a cambiare nome all'associazione, le suggerisco amici dell'Italia o meglio ancora degli italiani,è probabile che funzioni di più. Armando Manocchia