Nuove regole per la moschea, Referendum e lontana da chiese
Pubblicato il 12/08/10 alle 22:32:23 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Pronta in Regione una legge per limitare la nascita di nuovi centri islamici MILANO- Referendum popolare e tanti ostacoli urbanistici. Il vicepresidente della Regione, Andrea Gibelli, sta lavorando a una nuova normativa in fatto di moschee e centri islamici. Gibelli è leghista e promette che per settembre la questione del culto musulmano avrà finalmente regole certe e inequivocabili. «Siamo alle solite. Ogni estate, ogni Ramadan, assistiamo al solito balletto con gli islamici di viale Jenner che puntualmente tornano a pretendere e a reclamare la loro moschea», sbuffa il numero due del Pirellone.
Nuove regole, allora. Lo strumento di riferimento dovrà per forza di cose essere una legge nazionale che lo stesso Gibelli ha già provveduto a depositare alla Camera («Dopo l'estate sarà discussa», assicura lui). La legge introdurrà il principio sacro del referendum come lasciapassare popolare all'autorizzazione del culto islamico. In attesa di Roma, si lavorerà anche al Pirellone. «Stiamo pensando a un piano per introdurre almeno un paio di vincoli urbanistici». L'isolamento religioso, intanto. «Almeno un chilometro da altri luoghi di preghiera». A debita distanza dal culto cattolico. «Funziona così anche in Egitto, ovviamente a parti invertite. Eccola, la reciprocità».
E poi, sempre che i musulmani trovino un luogo isolato, a distanza «di sicurezza» da edifici cattolici, «dovremo sapere tutto su chi saranno i finanziatori e pure i frequentatori di queste eventuali moschee». La «tracciabilità del fedele», invoca Gibelli. E la libertà di culto sancita dalla Costituzione? Il vicepresidente lumbard ha idee chiare, chiarissime. «Una mistificazione. L'islam non impone la preghiera in uno spazio consacrato. La verità è che dietro la richiesta di "luogo idoneo" per la liturgia si nasconde la volontà di "occupare" uno spazio. È un'ambizione politico e culturale, molto più che un'esigenza di natura religiosa».
Un distillato di anti-buonismo che non può non accendere le polemiche. Soprattutto in tempi di Ramadan, il mese sacro per i musulmani, il mese del digiuno e della preghiera.
Abdel Hamid Shaari, il portavoce del centro di viale Jenner, proprio ieri è tornato a chiedere al Comune un segnale di «buona volontà». «Ogni anno c'è una nuova scadenza elettorale. E ogni anno i ricatti interni al centro destra impediscono di trovare una soluzione. Alle istituzioni ribadiamo la nostra posizione. Non vogliamo nessuno sconto né tantomeno regali. Sosterremo tutto a nostre spese. Ma se acquistiamo gli immobili e poi il Comune non ci concede il cambio di destinazione d'uso, non ne usciamo più».