Pubblicato il 15/10/10 alle 22:08:24 GMT pubblicato da Armando_Manocchia
“Paolo VI fatti c...i tuoi, che al corpo nostro ci pensiamo noi”? In quella che rischia di diventare la notte dell’Europa, e l’alba dell’Eurabia, gli articoli, i libri e le interviste di Oriana Fallaci, di cui è stata maestra, restano un importante punto di riferimento e una sferzata per le coscienze assopite di troppi.
Oriana non era certo un’intollerante, ma intransigente si e, a modo suo, nel senso buono del termine “integralista”, nella difesa della nostra civiltà, dei nostri valori, della nostra identità, insomma la nostra civiltà Giudaico-Cristiana. Da vera laica (termine da lei convertito nel paradosso “atea-cristiana”), coerente col suo passato, si è schierata fino all’ultimo in difesa di quella sintesi della cultura latina e Cristiana, coi più recenti valori di libertà, nati nel secolo dell’illuminismo. Sintesi peraltro legata all’umanesimo.
Oriana, da ex progressista degli anni ’70, non poteva non gridare il suo sdegno verso chi liquida il burqa, la proliferazione delle moschee, la mutilazione genitale delle bambine, le leggi della shari’a , la lapidazione, la poligamia e l’assenza totale di considerazione della donna, se non dal punto di vista oppressivo, di segregazione e di violenza, come un fatto fisiologico riconducibile a “culture diverse”.
Facendo finta che nel teorema delle “culture diverse” non vi fosse un implicito razzismo, quasi a dire che è naturale che una donna nata in Sudan, abbia meno diritti di chi è nata nel deprecato Occidente “capitalista”. Le istituzioni, da quelle Italiane fino alle Europee, sembrano già da tempo agire come sotto sequestro, come sotto ricatto; si oscilla tra frasi di circostanza spesso banali, a volte meschine o ridicole, a farneticazioni come quella di trattare coi tagliagole talebani, quasi fossero una controparte degna del nostro rispetto. Sia detto per inciso: certi politici, dai Parlamentari ai Ministri, nonostante i loro studi classici, sembrano dimenticare che, quando si combatte “contra latrones”, è impossibile trattare col nemico, a meno che non si tratti la resa di uno dei due.
E se in Afghanistan, oggi, dopo la perdita di migliaia di vita umane e disumane, di civili e militari, dopo dieci anni di presenza grazie a spese faraoniche, siamo arrivati a trattare coi talebani, questo non la dice lunga..dice semplicemente ciò che nessuno ammetterà mai, ma stiamo trattando la nostra resa. La resa della libertà della democrazia della civiltà occidentale. Per non citare lo zelo diplomatico dei politici Europei, la storia pare ripetersi, pur con le dovute varianti: ricordo una trentina d’anni fa fu coniato il neologismo finlandizzazione” per indicare un paese “occidentale” dove regnasse, sulla politica e sui mass-media, una sorta di autocensura preventiva.
In effetti nella Repubblica Finlandese esistevano come del resto esiste ancora , una destra e una sinistra in dura polemica tra loro (non fanno certo il “teatrino” come qui in Italia), ma bene attente entrambe a non fare mai cenno a gulag, o a qualsiasi cosa potesse irritare il potente vicino russo. Stesso discorso per i media, assai restii a parlare di Sacharov o Sinjavskij. Sta accadendo la stessa cosa nei confronti del mondo islamico, si sta insinuando una sorta di “finlandizzazione” religiosa - con l’islamizzazione e/o la dhimmitudine prima e l’Islamofobia ora - tale da impedirci un giudizio libero come potremmo darlo, ad esempio, sui buddisti, sugli induisti, o altre fedi religiose e rispettabili.
Dopo aver combattuto per anni, (dal ’68 in poi), i dogmi e i precetti di casa nostra, ora sembra che accettiamo supinamente i tabù dettati da un integralismo opposto alla nostra storia da secoli. Il gioco degli islamici nei confronti della decadenza della cultura occidentale, di questa stanca Europa, divenuta ormai Eurabia , di questa Italistan è fin troppo chiaro: ruoli diversi per una tattica comune, quella che potremmo definire del “bastone e la carota”. Da una parte la “carota”, in mano ai musulmani che qualcuno definisce “moderati”e che moderati non sono, altrimenti non sarebbero musulmani; ufficialmente pronti al dialogo, ma soprattutto pronti ad ergersi a vittime per ogni frase, anche di larvata critica nei confronti della loro pseudo-religione.
Dall’altra il “bastone”: appannaggio degli “integralisti”, pronti a sermoni nelle loro cosiddette moschee o centri pseudo-culturali che dir si voglia, contro noi cani infedeli. pronti a rispondere con fatwe alle vignette satiriche, al documentario “Fitna” di Geert Wilders o a parole sgradite di chicchessia bruciando Chiese, massacrando cristiani, violentando e stuprando le donne occidentali e molto altro ancora... Che i cani infedeli o perfidi occidentali poi, non si permettano di pensare che le due cose sono collegate da una sorte di “gioco di squadra”, ossia di ricatto mondiale!
L’intellighenzia sinistra (chiedo scusa all’intelligenza), o di sinistra (la differenza non è nota) sempre pronta a denunciare le violazioni dei Diritti (guai mai a ricordarne i doveri), purché avvenute in Europa o negli U.S.A., si presenta assai più distrutta o meno organizzata, per quanto avviene nei paesi islamici che spesso non commentano, forse perché è troppo complesso denunciare cosi, su due piedi, gli sgozzamenti o le lapidazioni ... quasi a dire : in fondo sono “culture diverse, non diventiamo superficiali”!
Non sarà che qualcuno di questi individui, ammantati di buonismo, di becero, falso e ipocrita pacifismo, anticristiano e antiamericano, vuole premunirsi e tenersi “amici” anche i più biechi integralisti? Ma no, personaggi simili non esistono nel mondo della cultura...e comunque i Kamikaze, cosi come non distinguono (a Gerusalemme come a Beslan) fra militari e civili, fra uomini e donne, fra adulti e bambini, non farebbero certo distinzione fra i cani infedeli cattivi e guerrafondai e i cani infedeli pacifisti buonisti e politically correct.
Accennavo, all’inizio a un certo laicismo imperante negli anni ’70: e mi chiedo, dove sono ora le attiviste dell’U.D.I., le cosiddette “streghe” e quante/quanti scrivevano sui muri “Paolo VI fatti c...i tuoi, che al corpo nostro ci pensiamo noi”? Evidentemente, le battaglie di molti, a parole per i diritti civili e per una maggiore libertà (sessuale prima asessuata oggi) erano solo a sgretolare tramite una fase di entropia anarcoide la società “capitalista e borghese”. La società occidentale, la nostra società, svuotata dal suo interno con la distruzione dei suoi valori portanti, avrebbe potuto adeguarsi più facilmente a quel “nuovo ordine” collettivista che a molti appariva vincente e ineluttabile. Che l’Occidente indebolito debba ora crollare (con trent’anni di ritardo) non più a favore del comunismo, ma della teocrazia islamica, in fondo va bene lo stesso. Altra domanda. dove sono finiti, i sessantottini, i “sessantasettini” e quanti lottavano contro il “Potere”, fosse esso rappresentato dai banchieri, dai vescovi o dai rappresentanti delle Istituzioni?
A più di uno potremmo chiedere, prendendo a prestito una canzone in voga in quegli anni; “Sei finito in banca pure tu? ”, cogliendo nel suo sguardo (e nel nodo della cravatta) una eloquente risposta. Magra soddisfazione: andati in disarmo tanti vecchi pseudorivoluzionari, ecco i loro nuovi epigoni, pronti a dilettarsi in scritte contro il Papa e contro mons.Bagnasco e a gridare senza vergogna 10/100/1000 Nassirya e tante altre castronerie… D’altro canto, molti soloni danno per scontata una lenta, ma inesorabile islamizzazione dell’Italia, dell’Europa (i dati sull’immigrazione sono inconfutabili), e sembra si preparino al futuro rinunciando a lottare per la propria identità e le proprie radici. In questo senso, la comunistrocrazia italiana, non sembra giustificare ma certamente accettare il terrorismo come ulteriore espiazione della vecchia Europa per le Crociate oppure per il colonialismo.
Riguardo al mondo cosiddetto intellettuale, forti ombre gravano sui cattolici di sinistra, e quanti confondono l’ecumenismo del Concilio Vaticano II con una resa , morale e dottrinaria, nei confronti di un’altra fede. Tanto per fare un esempio, i cattopacifisti (in Italia non mancano) non si sentono in imbarazzo nel dialogare con una religione il cui profeta di spada ha ferito parecchio, usandone e abusandone contro chiunque gli sbarrava il passo? Altri insistono sul “dialogo interreligioso”. A questi ultimi vorrei obiettare che non vi è dialogo sincero se è viziato dalla paura (magari non per se stessi ma per quei missionari in terre ostili). Qualsiasi dialogo, qualsiasi accordo in questo senso sarebbe in realtà il diktat di quella parte che appare più forte, più minacciosa, o comunque che ha meno da perdere.
Oriana Fallaci aveva capito tutto questo e molto altro, ne ha preso le debite distanze ed ha cercato di farcelo capire in tutti i modi I politically correct sono i primi ad averle creduto e che hanno capito tutto questo e ne hanno preso le debite distanze - da Oriana, ovviamente e non da loro. Oriana, avrà certamente sorriso immaginando i necrologi coccodrilleschi che tanti le avrebbero tributato. Oriana è stata ammirevole, ma non solo e non tanto “nella strenua lotta contro la malattia” (come asserito, il giorno della sua morte, in una sorta di ricordo “salutista” del capo dello Stato), ma soprattutto nella battaglia per tutti noi, anche per coloro che amano sputare sull’Italia, sull’Europa e su quell’Occidente in cui sono nati e cresciuti e in cui, in realtà, si trovano bene.