FISCO E BUROCRAZIA LA NUOVA EMIGRAZIONE DELLE IMPRESE
Pubblicato il 19/10/10 alle 12:05:22 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Trecento aziende italiane si sono già trasferite in Canton Ticino, dove la pubblica amministrazione è veloce, efficiente e le tasse sono moderate «Abbiamo infatti deciso di trasferirci vicino Sion. Siamo costretti ad emigrare dove il lavoro è valorizzato, non tartassato...» Un mondo nuovo L`imprenditrice parla con un grumo di dispiacere. «Non avrei mai mollato ma devo pensare al futuro dei miei figli, anche a livello scolastico...».
Dopo due visite nel Canton Vallese, la signora Costato fa parte di un gruppetto di 6 padroncini che ha deciso di fare il salto oltreconfine.
«In modo consortile, per condividere la sfida. Tra tasse dirette e indirette da noi se ne va il 68% dell`utile, come si fa? In Svizzera pagheremo solo la tassa confederale dell`8,5% e, a regime, un`aliquota tra il 12 e il 19%». Ma la cosa che fa più gola è che «sono veloci nella burocrazia e nelle autorizzazioni».
Fausto Grosso, 42 anni di Roletto, vicino Pinerolo, insieme a tre collaboratori fa lavorazioni metalliche di precisione. Anche lui traslocherà nel Vallese. «Ne ho già parlato con altri colleghi. Una decina è interessata».
La Svizzera non scherza con le lusinghe. A metà luglio Stefano Bessone della «Greater Geneve Berne area» si è presentato a Busto Arsizio ad un`assemblea di Piccoli ossessionati dall`invasione cinese facendo volantinaggio pro confederazione:
chi decide di trasferire la produzione creando 10 posti di lavoro, godrà di un`esenzione fiscale totale per 5 anni. Creandone 20, la franchigia raddoppia. Insomma musica per le orecchie di imprenditori vessati da una imposizione che in Italia è formalmente al 31,4% (27,5% Ires, 3,9 Irap) ma che sale oltre il 50% sommando tutti gli oneri.
Affitti a prezzi stracciati Dopo la trasmissione televisiva «Presa diretta» di due domeniche fa, che ha raccontato il sopralluogo estivo nelle zone artigianali del Vallese con affitti per 2 franchi al metro quadro, il sito di "Imprese che resistono", l`associazione che prova a lenire i morsi della crisi facendo comunità, si è intasato di tremila clic in poche ore e 200 contatti diretti. Tutti a caccia di informazioni sul nuovo eldorado. Meccanica, tessile, indotto automotive, alimentare...
il concentrato di una piccola manifattura sofferente che cerca di ripartire ben oltre il materasso degli ammortizzatori. «Le imprese piccole stanno morendo, e quel che rimarrà è il deserto», si legge in alcuni post. «La colpa è del totale disinteresse del governo.
Altri paesi, come la Svizzera, fanno politica industriale lungimirante».
Il progetto d`investimento Co- pernico, lanciato dal Ticino dove il tax rate si ferma al 20% dell`utile e l`Iva è la più bassa d`Europa, ha già attratto 100 aziende italiane offrendo contributi a fondo perduto e incentivi per le assunzioni. Non tanto a chi viene a fare trading commerciale, ma ad aziende come la toscana Pramac, che a Riazzino ha deciso di produrre pannelli fotovoltaici. Così mentre la propaganda da tabloid accusa i nostri frontalieri di essere topi dentro al gruviera, sfruttatori avidi del paese degli orologi, le istituzioni elvetiche si attrezzano per rubarci imprese e competenze.
Qualcuno le chiama già micro secessioni.
Per ora piccoli numeri ma che anticipano il mondo che verrà dopo la crisi, quando la leva fiscale farà urla gran differenza nella competizione tra territori. Come sempre se ne vanno prima le aziende, Riccardo Illy lo aveva profetizzato: ma non per fattori di prezzo (come nella Romania anni Novanta), alla ricerca di un habitat che l`Italia è incapace di costruire. Secondo i calcoli della Cgia di Mestre siamo il paese dove l`incidenza delle corporate tax sul gettito totale è tra i più elevati (17,4%). Lo stesso vale per l`aliquota «implicita» (31,5%), che misura il peso della tassazione in rapporto al valore aggiunto annuo che produce ogni impresa.
Le sirene di Lubiana e Klagenfurt Le associazioni sono restie a dare i numeri della fuga, ma si capisce che la talpa scava anzitutto nelle terre del forzaleghismo, tra quel blocco sociale deluso cementato proprio sul miraggio di una rivoluzione fiscale e sul Godot della sbu- rocratizzazione. Paradossale, no? Questo vale a Nord Est, dove la concorrenza dei paesi di corona, dalla Slovenia all`Austria, è formidabile.
Il governatore friulano Renzo Tondo va dicendo da mesi che la vera emergenza del territorio è la sirena fiscale di Lubiana e Klagenfurt. [...]