Reggello: ragazza islamica, la musica non è più vietata
Pubblicato il 15/12/10 alle 12:41:35 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Gli ispettori scolastici convincono il padre a farle togliere la cuffia in classe Reggello (Firenze), 15 dicembre 2010 - Ha tolto le cuffie e lunedì scorso, per la prima volta, ha ascoltato la musica in classe, assieme ai compagni della scuola media “Massimiliano Guerri” di Reggello. Lieto fine per la vicenda della quindicenne musulmana costretta dal padre, un muratore marocchino, a tapparsi le orecchie con le cuffie durante la lezione pratica di educazione musicale. Materia che, secondo un’interpretazione rigida (e minoritaria) sarebbe vietata da Maometto.
Decisivo nella risoluzione del caso, sollevato dalla stampa e rinfocolato da una raffica di reazioni politiche, è stato l’intervento dell’ufficio scolastico regionale. "Non eravamo stati informati del problema — spiega il direttore vicario Ernesto Pellecchia — lo abbiamo appreso dai giornali e abbiamo disposto subito un accertamento ispettivo. Un nostro funzionario ha incontrato la dirigente scolastica, i docenti e la famiglia della ragazza, coinvolgendoli in modo forte e deciso. Il padre della quindicenne ha abbandonato le sue posizioni intransigenti, dimostrandosi disponibile. Era molto sorpreso e forse un po’ contrariato dall’enorme rilievo mediatico dato alla notizia, non riusciva a comprendere come mai ci fosse stata addirittura un’interrogazione di Rutelli al ministro dell’istruzione".
Crede che siano state le richieste della Lega, di togliere a lui e alla sua famiglia permesso di soggiorno e casa popolare, a fargli assumere una posizione più moderata sull’ascolto della musica? "Non posso saperlo, ciò che conta adesso è che lunedì scorso la ragazza è stata finalmente libera di togliere le cuffie e ascoltare la lezione di musica come tutti i suoi compagni. Alcuni alunni l’hanno abbracciata, manifestandole affetto e solidarietà, evidentemente in quella classe c’era una situazione di disagio, finalmente è stato ripristinato un clima di serenità. Ma continueremo a seguire la vicenda, anche perché è stata disposta una procedura di valutazione interna per capire come mai il caso non ci fosse stato segnalato".
In altre parole avete avviato un’indagine conoscitiva? "Non proprio, comunque ritengo doverosa una ricostruzione attenta dei fatti; sarà oggetto di valutazione interna il motivo per cui non siamo stati avvertiti prima che il problema esplodesse".
In realtà il caso dell’“alunna con le cuffie” a Reggello non è nuovo, la dirigente scolastica Wilma Natali si era già attivata per evitare che il padre intransigente impedisse alla figlia di frequentare le lezioni nel giorno di musica, col rischio di una bocciatura, com’è successo l’anno scorso.
Una “battaglia” che la dirigente ha sostenuto assieme al sindaco Sergio Benedetti, che un anno fa ha denunciato il muratore marocchino per evasione dell’obbligo scolastico e nei giorni scorsi ha replicato ai leghisti che gli chiedevano di togliere l’alloggio alla famiglia magrebina: "Si preoccupano di difendere il diritto alla musica e poi vogliono mettere la bambina sulla strada negandole un tetto e rimandandola nel suo paese". Ma questa ormai è una vecchia storia: da lunedì scorso, alla media Guerri, la musica è cambiata.
Reggello: ragazza islamica, la musica non è più vietata | 2 commenti | Registrati
La responsabilità dei commenti è dei rispettivi autori. Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli.
Continuo a non capire
Scritto il 15/12/10 alle 13:53:28 GMT pubblicato da giuliana
come mai non sia intervenuto il giudice del tribunale dei minori. Come sempre una corsia preferenziale per gli extracomunitari, soprattutto islamici.
Il sindaco di Reggello risponde
Scritto il 16/12/10 alle 00:08:54 GMT pubblicato da Anonimo
Ho letto il comunicato stampa che con durezza polemizza con il Sindaco di Reggello per l’aiuto dato alla famiglia marocchina di cui si parla in questi giorni e il cui capofamiglia impedisce di ascoltare musica alla figlia durante l’orario... scolastico di questa materia. In relazione a ciò, voglio far sapere a tutti i cittadini interessati la realtà dei fatti, oltre ogni possibile strumentazione politica: un anno fa questo padre è stato denunciato perché non solo non permetteva alla figlia di seguire musica a scuola, ma perché non la faceva frequentare per questo stesso motivo. E i vari Organi competenti che lo dovevano sapere, penso lo abbiano saputo quindi da ben un anno. Il primo anno, quando la bambina era iscritta alla prima media, le assenze accumulate avevano reso i suoi risultati tali da non permetterne il passaggio alla classe successiva. Dopo la bocciatura, all’inizio del nuovo anno si stava ripresentando la stessa identica situazione, con il padre che aveva cominciato ancora a non farla frequentare. La Scuola di Reggello si è allora attivata per trovare una soluzione in grado di salvaguardare l’alunna e il suo diritto allo studio e ha anche trovato un compromesso, insieme alle assistenti sociali, per permettere che la bambina potesse rimanere in classe. Così si è concordato che la materia di educazione musicale fosse fatta solo a livello teorico da questa alunna, con lo studio della storia della musica e della teoria musicale, indossando delle cuffie che le impediscono di sentire la musica suonata dagli altri ragazzi. In questo modo la bambina frequenta e condivide tutto il resto con i compagni, e con risultati positivi: è lei che si rifiuta in modo addirittura disperato di togliersi le cuffie quando gli altri suonano, e spiego questo non per dare una giustificazione al fatto ma per chiarire che il problema è interiorizzato dalla bambina stessa. Io non voglio entrare nelle decisioni della Scuola, che sono del tutto autonome, ma ne ero informato e condividevo, come condivido, il suo operato: risolvere i problemi credo che sia il compito che hanno tutti gli amministratori. Voglio però fare una domanda a chi dirige la scuola a livello nazionale: se credevano che la soluzione non fosse consona, dove sono stati in questo anno dopo la denuncia del fatto? Perché solo ora si fanno vivi? Per quanto riguarda poi la casa popolare che il Comune ha assegnato a questa famiglia, faccio presente che si tratta di tre stanze a Vallombrosa che il Comune aveva libere, e che la famiglia era stata sfrattata dalla forza pubblica, essendo in morosità, dopo che il padre muratore aveva perso il lavoro. Hanno quattro figli minori e per il Comune c’è l’obbligo all’assistenza. E’ una famiglia che vive da dodici anni in Italia. Il ministro Brambilla da tempo si fa portavoce per la protezione di tutti gli animali, e per questo ha il mio plauso, e ritengo che anche la Lega Nord sia d’accordo, non avendo mai obiettato. Allora, però, vogliamo trattare queste persone peggio degli animali? Che senso può avere la preoccupazione di difendere il diritto di una bambina ad ascoltare musica, mentre si vuol mettere la stessa bambina su una strada negando un tetto alla famiglia, o addirittura si pensa di rimandarla nel suo paese d’origine dopo che ha passato quasi tutta la sua vita in Italia?