Pubblicato il 11/01/11 alle 15:38:02 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
A Milano risiedono, secondo le statistiche diffuse a fine 2010 dal Comune, 212 mila persone con cittadinanza estera In una società che apparentemente fa fatica a rinnovarsi e in un territorio che s’interroga sulla sua identità, il lascito più evidente del decennio che si è appena concluso è la crescita delle comunità straniere. A Milano risiedono, secondo le statistiche diffuse a fine 2010 dal Comune, 212 mila persone con cittadinanza estera. A partire dal 2000, le presenze estere (con riferimento ai soli cittadini "regolari") sono aumentate dell’80%, mentre i residenti italiani sono calati del 7%. [...]
Per inciso, gli stranieri residenti a Roma sono 290 mila, ma la composizione è molto diversa. La comunità più cospicua, ad esempio, è quella rumena, con 65 mila individui.
A Milano, invece, i rumeni sono 11 mila, e sono superati da filippini (32 mila), egiziani (27 mila), cinesi (18 mila), peruviani (17 mila), ecuadoregni (13 mila), srilankesi (13 mila). I peruviani nell’ultimo anno sono cresciuti del 9%, superati solo dagli ucraini (+15%), che in totale superano di poco i 5 mila, così come gli albanesi.
A questi numeri assoluti possiamo affiancare le stime relative alle presenze quartiere per quartiere, al lordo della premessa di cui sopra. Se infatti la quota di residenti stranieri più alta si tocca al centralissimo Parco delle Basiliche, con il 45,4% (stessa percentuale si registra a Dergano), il dato va "letto" con attenzione: da un lato si tratta di una zona prevalentemente di uffici, dall’altro molti italiani vi figurano solamente "domiciliati".
Non a caso i numeri delle zone periferiche si assomigliano: 29,4% a Bovisa, 26% a Villapizzone, 26,2% a Comasina, 24,4% ad Affori, 20,6% a Greco, 26,9% in viale Padova, 29,6% in Piazzale Loreto, 27,2% all’Ortica, 32% a Ponte Lambro, 19,8% a Piazzale Lodi/Corvetto, 20,4% al Giambellino, 28,8 in Piazza Selinunte. Nella zona del Bosco in Città si sale al 62%.
I numeri non tornano con le valutazioni spannometriche?
A leggerli, sembrerebbe che la kasbah di viale Padova non presenti una situazione più "critica" di altri quartieri. Evidentemente sussiste una percentuale di stranieri che "sfugge" a queste statistiche. Oppure è la presenza compatta di singole comunità a segnare con un "tratto" più forte la composizione demografica del territorio. Ma anche in questo caso i numeri si scontrano con luogo comune. A Villapizzone ci sono infatti più cinesi che in Canonica-Sarpi; nella zona di piazza Bande Nere i filippini sono tanti quanti in viale Monza. E in un quartiere popolare come il Gallaratese, la presenza di stranieri scende al minimo cittadino: 6% (mentre la media è del 16%).
La provincia di Milano non è comunque tra quelle in cui il tasso di crescita degli stranieri è "maggiore". In realtà, l’aumento più consistente si registra in tal senso a Latina, Caltanisetta, Enna e Nuoro. Più in generale, è proprio il Mezzogiorno la zona del Paese in cui l’incremento negli ultimi anni è più forte.
Quanti degli stranieri residenti hanno diritto al voto? A oggi, tutti coloro che appartengono ai paesi dell'UE, a patto che ne facciano domanda. E poi coloro che hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Si stima che l’elettorato straniero potrebbe in tal senso situarsi attorno ai 40 mila aventi diritto. Un numero che è inficiato (così come capita con gli italiani) dal fatto che molti (nelle ultime consultazioni amministrative il 37%) rinunciano a esercitare il proprio voto.
Ricordiamo in tal senso che la cittadinanza a oggi si ottiene dopo una presenza continuativa di 10 anni nel nostro Paese (ai membri degli stati UE ne bastano 4), oppure per matrimonio, dopo 2 anni di permanenza in Italia. Possono inoltre chiedere la cittadinanza i figli di immigrati che siano nati qui, naturalmente al compimento del 18° anno d’età. [...]
Circa 170 mila residenti stranieri non potranno dunque accedere alle urne: un dato di fatto che riduce di molto l’impatto potenziale delle liste che hanno per candidato-Sindaco uno straniero, vera novità per le amministrative 2011.
Ricordiamo infatti che è stata presentata, all'inizio del Dicembre 2010, 'Milano Nuova', coalizione che si affida, nella corsa a Palazzo Marino, ad Abdel Hamid Shaari, il Presidente del Centro islamico di viale Jenner. La lista dovrebbe avere comunque una connotazione multi-etnica e non confessionale: non si tratta di un partito musulmano, e in essa dovrebbero comparire anche alcuni candidati italiani. Shaari ha spiegato di non voler schierarsi né a Destra né a Sinistra, ma dalla parte del buon senso, soprattutto su temi come ambiente, istruzione e sanità. È chiaro però che un punto fondamentale del suo programma riguarda le sanatorie relative al permesso di soggiorno.
Un altro punto spinoso è quello della costruzione della moschea. “Non è nel programma. Noi la rivendichiamo in quanto diritto di culto garantito dalla Costituzione, ma è una battaglia che devono fare i musulmani, noi la sosteniamo, ma non è il momento di mettere tanta carne sul fuoco” - ha spiegato Shaari, forse nel tentativo di spegnere sul nascere le polemiche innescate da Lega e PdL dopo l’annuncio della lista.
Basta leggere la dichiarazione in merito del presidente del consiglio regionale, Davide Boni, che ha definito l’iniziativa di 'Milano Nuova' come: “preoccupante, demagogica e strumentale, un gesto di evidente discriminazione nei confronti del Paese ospitante, perché nessun italiano ha mai ostacolato la possibilità di candidarsi in questo Paese agli immigrati integrati e già in possesso della regolare cittadinanza italiana". [...]