SPAGNA una marocchina di 28 anni, un'odissea per sposarla
Pubblicato il 01/03/11 alle 11:02:25 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Nozze impossibili a meno che il vicentino non diventi musulmano IL CASO. Lei è una marocchina di 28 anni che vive in Spagna da dieci, un'odissea per sposarla. Il codice civile prevede il nulla osta da parte del Paese d'origine, ma il Marocco lo rilascerà solo se il fidanzato si converte all'Islam Vicenza. Mano nella mano, le facce pulite, una carezza d'amore. Due giovani che si vogliono un bene dell'anima. Lo dicono gli occhi, la gentilezza degli atteggiamenti, le tenerezze. Ma non possono sposarsi. Per un po' sembra di rivivere un passaggio dei Promessi Sposi con il bravo che suggerisce a don Abbondio in tono solenne di comando «questo matrimonio non s'ha da fare, né domani, né mai». Qui la possibilità in effetti c'è: la conversione all'Islam del promesso sposo Andrea Gazzabin di Vicenza, 39 anni ad aprile, con la sua fidanzata marocchina di 28 anni di religione islamica. Il suo nome significa fede, ma chiede di non scriverlo per timore di ritorsioni. Ormai la fede, nel senso di speranza, non c'è quasi più. «Sono tanto arrabbiata - sussurra - vivo un'ingiustizia». Per contrarre il matrimonio il codice civile prevede, all'articolo 116, che lo straniero sia in possesso di un nulla osta da parte del Paese di origine per sposare un italiano. Ma il nulla osta dal Marocco viene rilasciato solo a fronte della conversione dell'uomo. E i due ora sono nella disperazione più totale. GLI INIZI. Andrea e I. si innamorano nell'agosto 2009. Andrea gestisce una trattoria a Brendola e va in vacanza in Spagna. A Tarifa conosce la ragazza marocchina che opera come odontotecnico e parla sei lingue. La ragazza, i cui genitori lavorano in un'importante università in Marocco, era arrivata in Spagna alcuni anni prima. Aveva lasciato il suo paese a 18 anni con il sogno dell'indipendenza e della voglia di affermarsi anche con la sua libertà. «Volevo uscire dal Marocco e vivere in un paese straniero». Tra i due ragazzi è amore. Andrea torna in Italia, si tengono in contatto, si rivedono, matura l'idea di vendere il locale e trasferirsi in Spagna dove apre un tapas bar insieme con un socio, aiutato anche dalla sua fidanzata. Dopo un anno riceve altre proposte di lavoro e con la ragazza decide di lasciare la Spagna e accettare la nuova sfida di lavoro che li avrebbe portati con tutta probabilità in Asia ad aprire insieme una nuova attività. Ma prima vogliono coronare il loro sogno d'amore anche legalmente. «Volevamo fare le cose fatte bene - racconta il ragazzo - la proposta di lavoro ci interessava, così ho venduto la mia quota dell'attività spagnola al socio, abbiamo lasciato la casa e siamo venuti a Vicenza per sposarci». L'ITER. È lo scorso gennaio, due mesi fa: eccoli a Palazzo Trissino ad informarsi sulle carte da presentare per il fatidico sì. E tra di esse spunta la richiesta contenuta nell'articolo 116 del codice civile: agli stranieri che vogliono sposare un italiano si richiede un nulla osta, cioè in pratica il benestare da parte del Paese d'origine, in questo caso il Marocco. L'ODISSEA. E qui comincia l'odissea. I due si recano al consolato marocchino di Verona dove chiedono il lasciapassare per il matrimonio. «Ci siamo sentiti rispondere - racconta il giovane - che per avere questo nulla osta io dovevo convertirmi all'Islam». A loro sembra quasi una burla, uno strano scherzo del destino. Tornano in Comune a Vicenza per trovare un qualche conforto, ma qui confermano tutto. Vanno in Tribunale ed è la stessa litania: per sposarsi con rito civile serve l'ok del Marocco, che a sua volta chiede al promesso sposo di diventare musulmano. Vengono consigliati di affidarsi ad un legale con una premessa che sembra il viatico ad una via crucis: «Se avete soldi e tempo da spendere andate avanti». L'avvocato cerca in giurisprudenza: poche e centellinate sentenze con esito positivo. LE POSSIBILITÀ. Cosa fare? Per evitare la conversione vengono consigliati di intraprendere un percorso che si preannuncia già in salita: iniziare a mandare raccomandate al consolato marocchino - una, due, tre, tante -, aspettare delle risposte dall'esito sicuramente negativo e poi chiedere al giudice la dispensa dal nulla osta. Tempi biblici: un anno se va bene, con tutta probabilità molto di più. «Ma senza sposarci - allarga le braccia Andrea Gazzabin - la mia compagna non può stare in Italia, non può andare da nessuna parte, qui non può lavorare, ma deve tornare in Spagna dove ha la residenza da dieci anni, ma dove rischia anche di perderla se non torna. Le mancano quattro anno per la cittadinanza, ma così rischia di perdere tutto con il rischio un domani di dover tornare in Marocco». Intanto il lavoro in Asia non può aspettare una vita e rischia di sfumare. I due fidanzati, che ora abitano dalla mamma di Andrea, erano tornati dalla Spagna pensando ad una formalità: preparare le carte, celebrare il matrimonio in Comune, festeggiare e poi partire. «Ora siamo in un vicolo cieco». ISLAM. Andrea aveva pure pensato alla conversione, però in realtà gli sembra di fare un torto alla sua famiglia. La ragazza era pure pronta a farsi cattolica, ma la realtà - ammette - avrebbe avuto conseguenze ancora peggiori. «Se non danno il nulla osta perché Andrea non si converte, figuriamoci se ce lo danno se io divento cattolica». Entrambi hanno il sostegno delle loro famiglie. La mamma di Andrea dice che a questi ragazzi «è negata la felicità». L'AMAREZZA. Gli occhi sono dolci, ma l'amaro in bocca è tanto. Parla la ragazza: «Ho un sentimento d'amore e il Marocco non mi autorizza ad esprimerlo se non costringendo il mio fidanzato a convertirsi. È un'ingiustizia». Parla Andrea: «Quando senti raccontare di centinaia di cristiani convertiti all'Islam, la verità è che sono costretti a farlo. Ti prendono per amor perché in pochi, davvero in pochi, hanno il coraggio di avventurarsi in un complesso iter burocratico di cui non vedono la fine. Alla fine ti converti, ma non è una cosa che senti nel cuore». Avevano pure pensato a Las Vegas per le nozze, ultima spiaggia. Vogliono provare a lottare ancora ma non sanno cosa fare e a chi rivolgersi. Avevano pensato anche di scrivere a Napolitano. Per un attimo avevano pensato anche a Berlusconi, ma poi avevano lasciato perdere. Che non venga fuori che il Premier ha aiutato un'altra marocchina. «Di questi tempi meglio evitare». Roberta Bassan