Branco tunisino stupra 2 romene. Procura ascia aggressori in libertà
Pubblicato il 23/04/11 alle 13:31:13 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Esterrefatti i poliziotti ed imbestialita la comunità romena Grave fatto criminale a Milano nelle vicinanze, secondo quanto trapelato fino ad ora, di un importante scalo ferroviario: martedì scorso due ragazze romene sono state sequestrate, violentate e rapinate del proprio telefonino da un branco di tunisini giunto da qualche giorno da Lampedusa ed in possesso del famoso permesso di soggiorno per motivi umanitari dalla durata di mesi sei. Le ragazze si trovavano nei pressi della stazione ferroviaria milanese quando sono state avvicinate dagli extra- comunitari che, con fare gentile, all'inizio ne hanno carpito la fiducia.
All'improvviso, non appena secondo il racconto delle vittime hanno saputo quale fosse la loro nazionalità, hanno mostrato quale fosse in realtà il loro vero scopo. Con un coltello, molto probabilmente, le hanno costrette a raggiungere una zona isolata dello scalo e qui ne hanno a turno abusato. Dopo lo stupro le hanno rapinate del telefonino. Le ragazze, disperate ed in lacrime, sono comunque riuscite a raggiungere il posto di Polizia Ferroviaria della vicina stazione ed a chiedere agli uomini in divisa aiuto. Non appena fattosi raccontare quanto accaduto i poliziotti hanno organizzato una battuta nelle vicinanze ed hanno fermato un gruppo numeroso di tunisini nullafacenti che sono stati messi a confronto con le romene. Le vittime ne hanno riconosciuti alcuni come facenti parte del branco che poco prima le aveva stuprate, scagionandone altri, ed in particolare hanno indicato uno di loro come il più violento autore delle peggiori sevizie. «Io sono regolare non potete farmi niente» ha detto questi agli agenti che hanno controllato la veridicità delle sue affermazioni presso l'ufficio immigrazione della Questura meneghina. Tutto vero: l'indiziato era in possesso di un permesso di soggiorno per motivi umanitari della validità di sei mesi essendo giunto a Lampedusa, a bordo di una carretta del mare, poco prima del cinque aprile, giorno ultimo d'approdo in Italia per potersi regolarizzare. I compagni tunisini e magrebini, manco a dirlo, lo hanno scagionato fornendogli un alibi e sostenendo che le due straniere comunitarie si erano inventate tutto. Nonostante le loro dichiarazioni d'innocenza, comunque, considerata la decisione dimostrata dalle romene nel riconoscere il volto degli stupratori mentre ne hanno scagionati altri che non c'entravano per nulla, i tutori dell'ordine erano pronti a far scattare ai polsi del principale colpevole dello stupro, del capo- branco per intenderci, le manette.
A questo punto è accaduto l'incredibile e nonostante i gravissimi capi d'imputazione, stupro, sequestro di persona e rapina, addebitatigli la Procura di Milano ne ha disposto la remissione in libertà, limitandosi a denunciarlo, per i reati descritti, a piede libero. «I suoi compagni lo hanno scagionato, contro di lui esiste solo la parola delle due romene», ha sostanzialmente affermato la Pubblica accusa. Esterrefatti i poliziotti ed imbestialita la comunità romena: «E' la prova provata di come l'Italia, con le sue istituzioni, ci odi» affermano in coro molte donne del paese neo- comunitario che a Milano lavorano duramente dalla mattina alla sera o, addirittura, ventiquattr'ore su ventiquattro se badanti. Poi proseguono: «Per voi italiani non abbiamo diritto alla nostra dignità, siamo solo delle poco di buono, ci è negato anche l'elementare diritto ad avere giustizia. Se fossero stati dei romeni a sequestrare e stuprare un'extra- comunitaria, i vostri giornali avrebbero scritto per giorni interi sui soliti rumeni selvaggi e stupratori».
C'è da dire, onestamente, che se i fatti si fossero veramente svolti come le due vittime romene hanno denunciato ci sarebbe allora da riflettere a lungo sulla capacità di certe Procure ad assicurare la sicurezza dei cittadini e a lavorare unicamente perseguendo il fine della giustizia.