Terrorismo/ Eroina per finanziare causa juhadista...
Pubblicato il 18/05/11 alle 14:24:19 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Sequestrati documenti, materiale informatico e passaporti La stessa organizzazione, era stata già oggetto di una prima indagine, sempre da parte della Digos di Frosinone, che si concluse con lo smantellamento, alla fine del 2007, di una sua enclave radicata a Bologna e con la cattura, nel maggio 2008, di uno dei suoi capi in Pakistan, lo Shafiq ur Rehman Syed, poi condannato a 18 anni di reclusione e, tuttora, detenuto.
Le indagini avevano consentito di accertare l'esistenza di una potente organizzazione pakistana con articolate ramificazioni nelle province di Napoli e Macerata e nelle città di Bologna e Roma, finalizzata al traffico illecito di eroina, prodotta e confezionata nella provincia afgana di Nangarhar, nella quale esistono diversi gruppi guerriglieri talebani interessati al controllo del mercato della droga, dal quale traggono profitti per il finanziamento della causa islamica, e al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina dal Pakistan producendo passaporti e documenti falsi anche a personaggi pericolosi rendendo, di fatto, inefficaci i controlli nei confronti di terroristi islamici.
L'organizzazione è risultata fornitrice, attraverso canali commerciali italo-pakistani, di ingenti partite di eroina verso un analogo gruppo radicato sul litorale domitio, tra le province di Napoli e Caserta e con ramificazioni a Bologna e Varese e composta soprattutto da ghanesi, già condannati o in attesa di giudizio di primo grado presso il Tribunale di Napoli.
Dalle intercettazioni sono emersi contatti stabili con le comunità pakistane insediate in diverse località italiane, della Spagna e della Gran Bretagna, utilizzati in particolare per favorire l'illecito ingresso di stranieri dal Pakistan. Nel corso delle perquisizioni sono state sequestrate 300 richieste di nulla osta per regolarizzazione al lavoro subordinato di altrettanti cittadini pakistani, numerose fotocopie di passaporti pakistani, ricevute di versamenti in denaro, effettuati anche tramite postepay, per un valore complessivo di circa 90 mila euro, documenti cartacei in lingua araba e materiale informatico. Al vaglio degli investigatori anche rubriche telefoniche e agende contabili.