Islam, da Chiese Ue placet all'insegnamento nelle scuole
Pubblicato il 04/06/11 alle 17:04:59 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Ribadito impegno per dialogo. Speranze per "primavera araba": porti a vera libertà religiosa Placet dei vescovi cattolici dei Paesi Ue all’insegnamento dell’Islam nelle scuole pubbliche dell’Unione, nel rispetto dei rapporti con i singoli Stati. È quanto emerge dall’incontro promosso dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), svoltosi a Torino dal 31 maggio al 2 giugno.
I partecipanti, delegati delle varie Conferenze per i rapporti con i musulmani, hanno affrontato il tema della inculturazione dell’islam nel Vecchio continente, guardando con interesse a tutte le iniziative culturali e teologiche, espressione della cosiddetta “teologia dell’inculturazione”, in quanto consolidano quella positiva partecipazione alla vita sociale europea. I lavori, guidati dall’arcivescovo di Bordeaux, Jean-Pierre Ricard, vicepresidente del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (Ccee), hanno visto la partecipazione, fra gli altri, del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso.
L’inserimento dei credenti musulmani nel contesto europeo è “un processo complesso e non privo di contraddizioni”. La Chiesa — si legge nel comunicato del Ccee — segue con interesse le aspettative e le iniziative che stanno sorgendo in seno alle comunità musulmane finalizzate a fornire ai propri responsabili religiosi (imam, insegnanti) una formazione teologica e culturale adeguata a svolgere con efficacia il loro ruolo religioso in tale realtà. E auspica che tali iniziative - inclusa l’istituzione di cattedre di Teologia islamica negli atenei statali dei Paesi in cui la teologia è disciplina presente nel sistema universitario – “possano essere organizzate, con i dovuti adattamenti, secondo lo schema giuridico dei rapporti esistenti tra Stato e Chiesa”.
In questa prospettiva la Chiesa cattolica vede in modo positivo che “l’insegnamento confessionale della religione nella scuola pubblica possa includere anche altre tradizioni religiose, tra cui l’islam, tenendo fermi i requisiti previsti nei diversi Stati per lo svolgimento di tale funzione”.
I delegati hanno criticato l’uso del termine “islamofobia”, preferendo le categorie di “paura” e “ostilità”. In quest’ambito, si conferma l’impegno della Chiesa a contribuire a superare le reazioni che conducono all’intolleranza, e si esortano i musulmani a sviluppare rapporti positivi e trasparenti nei diversi contesti così da sconfessare tali interpretazioni. Il comunicato ribadisce l’impegno della Chiesa cattolica a “proseguire il dialogo con i musulmani secondo la scuola del concilio Vaticano II e l’insegnamento di Papa Benedetto XVI”.
I rappresentanti delle Conferenze episcopali d’Europa hanno poi allargato lo sguardo all’area mediterranea, analizzando il “di desiderio di democrazia, di libertà, di appello al rispetto della dignità della persona di cui si fanno promotori i giovani dei vari Paesi arabi in questi mesi di forte cambiamento politico”. I vescovi hanno auspicato che “il processo in corso possa condurre a una piena acquisizione del diritto alla libertà religiosa in tali Paesi, in modo che anche gli arabi cristiani possano godere in modo sostanziale di tale libertà nel quadro di una reale cittadinanza egualitaria”.