Mercato che, malgrado la crisi, risulta in continua ascesa: quello dell'islam

Una mozione che mette fuori mercato una parte dei 2,5 milioni di consumatori (sono le statistiche sul numero dei musulmani in Italia). È quello che in forma seppur simbolica ha provato a fare, senza grande successo, la Lega in Regione Lombardia, proponendo il divieto di macellazione (e di conseguenza il consumo) halal e kosher che avrebbe bloccato il consumo di carne da parte delle comunità musulmane ed ebraiche.

La risposta del consiglio regionale è stata un secco no.
Il via libera alla proposta, oltre ad assumere un significato politico, avrebbe svuotato uno dei pochi segmenti di mercato che, malgrado la crisi, risulta in continua ascesa: quello dell'islam. Un mercato vastissimo, di cui la “carne halal” è un segmento importante, fatto di consumatori fissi.

 Chi è un vero credente osservante, o mangia carne macellata secondo il rito islamico oppure ne fa a meno. Non è immaginabile uno spostamento verso carni prodotte all'occidentale.

A livello nazionale, questo mercato è soprattutto in mano a piccoli imprenditori stranieri di fede islamica, con il predominio in particolare della comunità marocchina. Le macellerie islamiche sono aumentate in questi anni soprattutto come impresa individuale. Pochissimi, ancora, i grandi produttori italiani di carni halal. Molto si importa da Francia e Belgio.
Solo da un anno è stata firmata una convenzione interministeriale sul primo progetto Halal Italia, per prodotti made in Italy certificati e conformi alle leggi coraniche. Sul mercato ci sono già marchi halal, ma questa si presenta come un'iniziativa diversa soprattutto per la veste istituzionale, con relativi controlli e garanzie.
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