Kuwait: vincono islamici, Sharia e antiamericanismo
Pubblicato il 03/02/12 alle 15:46:42 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Tutti i candidati di estrazione islamica hanno proposto, nella loro campagna, un ritorno alla Sharia come base del diritto nazionale, Riconoscimento della Sharia, la legge islamica, come base del diritto e revisione dei rapporti con gli Stati Uniti sono alcuni dei temi caldi della campagna elettorale condotta dai politici islamici che nelle elezioni di ieri, insieme ai candidati conservatori e tribali, hanno ottenuto la maggioranza nel parlamento del Kuwait. Nel piccolo emirato del Golfo, il Parlamento e' una delle poche istituzioni elette, che non ha il potere di incidere direttamente sulle politiche del governo, ma dispone di limitati poteri di veto, oltre che della possibilita' di sfiduciare i ministri.
Nelle elezioni kuwaitiane, i candidati non possono presentarsi in liste legate ai partiti, ma solo come indipendenti. Tutti i candidati di estrazione islamica hanno proposto, nella loro campagna, un ritorno alla Sharia come base del diritto nazionale, ma anche un'applicazione piu' tradizionale dei precetti islamici nella vita quotidiana. Molti di loro, ad esempio, hanno chiesto che alle donne sia impedito di partecipare a competizioni sportive. Fa riflettere il fatto che nessuna delle 23 donne candidate abbia ottenuto un seggio, contro le quattro deputate del precedente parlamento.
A preoccupare e' anche l'atteggiamento che alcuni di loro - una minoranza in realta' - ha nei confronti dell'Occidente e degli Stati Uniti in particolare. Il territorio del Kuwait ha svolto un ruolo chiave nell'invasione americana dell'Iraq nel 2003 e ospita tuttora circa 20mila truppe Usa. Dopo il recente ritiro dall'Iraq, i piani di Washington prevedono che sia proprio il Kuwait a ospitare il piu' grande contingente di truppe di terra nella regione. I piu' estremisti tra i candidati islamici hanno chiesto nella loro campagna elettorale che questo rapporto con gli Stati Uniti sia rivisto e, piu' in generale, che sia ridimensionata l'influenza occidentale sulla classe dirigente kuwaitiana.