Pubblicato il 20/12/08 alle 13:27:41 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Il primato di etnia e religione
Il 24 gennaio scorso, la Carta Araba dei diritti dell'uomo è finalmente entrata in vigore, in virtù della ratifica compiuta dagli ultimi sette Stati membri della Lega Araba (Giordania, Bahrein, Libia, Algeria, Emirati Arabi Uniti, Palestina, Yemen).
Questo testo ambisce, senza mezzi termini, a diventare nuovo strumento disciplinante i diritti dell'uomo in termini etnici e religiosi. E la cosa, a ben vedere, non induce ad esultanza. Redatto per la prima volta nel 1994 (preambolo e 43 articoli), ha successivamente subito una prima revisione nel 2003, per poi essere finalmente proposto per le ratifiche dalla Lega Araba nel gennaio 2004.
Con questa entrata in vigore, la Carta ha dato luogo ha numerose reazioni, soprattutto a causa del controverso articolo 2-c, che equipara il sionismo al razzismo. In questo, va ricordato, la Carta Araba contravviene alla risoluzione 46/86 dell'Assemblea generale, che respinge l'idea che il sionismo sia una forma di razzismo e di discriminazione razziale. Ma, non paghi di questa discrepanza, i paesi arabi hanno pensato bene di inserire questa discutibile disposizione anche nel preambolo. Ma l’articolo 2-c non è il solo neo. Il testo è, difatti, permeato da una costante ambiguità in tutti i 53 articoli (più preambolo) che lo compongono.
V’è una continua tensione fra desiderio di coniugare la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948) e gli inconciliabili enunciati della Sharia, passando per un’improbabile mediazione giuridica con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo dell’islam (Il Cairo 1990). E’ un tripudio di norme volte a legittimare “la diversità” dell’arabo, in quanto tale, dal resto del mondo. Ed è un documento doppiamente importante: perché ambisce a normare la “razza araba” ed i musulmani per eccellenza.
Fosse partorita dal parlamento europeo una carta del genere, magari basata cristianità e razza bianca, la sinistra planetaria ringhierebbe al razzismo più becero. Ma tant’è. Siccome è “araba”, trattasi di rivendicazione culturale…
La Carta, manco a dirlo, rimanda sovente alla legislazione interna dei paesi firmatari. Il che equivale ad affidare i diritti dei singoli alla Sharia, con tanti saluti agli arabi cristiani (che sono in via di estinzione, per carità, ma esistono…) o non credenti. Il testo, oltretutto, discrimina nei diritti garantiti fra chi ha cittadinanza e chi non l’ha. E non parliamo di soli diritti politici, ma anche sociali, economici e culturali.
Questa distinzione operata dalla Carta Araba sui diritti dell'uomo è inquietante, proprio perché garantisce soltanto ai figli con cittadinanza il diritto all'istruzione primaria obbligatoria e gratuita (articolo 41).
In ciò la Carta Araba contravviene ampiamente ad un’altra dichiarazione (e due!): la Convenzione per i diritti del bambino (art. 2) che, a tal proposito, non fa distinzione alcuna fra chi ha cittadinanza o meno.Solo chi ha cittadinanza ha diritto alla libertà di riunione (articolo 24), al lavoro (articolo 34) alla sicurezza sociale (articolo 36), alla salute (articolo 39). Quasi d’obbligo la discriminazione tra uomo e donna.Infatti, mentre l'articolo 3 della Carta declama il principio di non discriminazione sessuale, il capoverso “c” dello stesso articolo enuncia un principio che lascia parecchio dubitare dell'impianto dello stesso articolo: “L'uomo e la donna sono uguali sul piano della dignità umana, dei diritti e dei doveri nel quadro della discriminazione positiva istituita a profitto della donna dalla Sharia islamica e le altre leggi divine e le legislazioni e gli strumenti internazionali”.
Il meccanismo di controllo di questa Carta appare poi molto distante da quanto i cittadini arabi potessero sperare. Un meccanismo piuttosto primitivo, specie se comparato con gli altri meccanismi di controllo e vigilanza contemplati dalle Convenzioni europee ed americane dei diritti dell'uomo. Persino il meccanismo di controllo della Carta Africana dei diritti dell'uomo e dei popoli è più sviluppato rispetto a quello della Carta Araba.
Perché la necessità di una carta squisitamente “etnica” dei diritti umani? Non era forse più semplice aderire alla dichiarazione universale?
La Lega Araba, con l’aiuto non disinteressato degli Stati aderenti alla Conferenza Islamica, ha voluto perseguire due obiettivi distinti. Il primo strettamente religioso e culturale. Ribadire che la Sharia, la legge di Dio dei musulmani, non è in contraddizione con il diritto internazionale. Il secondo, marcatamente politico. La questione del sionismo è un problema intrinseco alla regione. Gli stati arabi (e, dunque, il resto del pianeta) non possono ignorarlo.
Resta, comunque, legittima una domanda. E cioè: quando mai un Saudita, un Egiziano o un Tunisino, soprattutto se donna o minore, potranno essere protetti da questa Carta?
Carta Araba dei diritti umani | 3 commenti | Registrati
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DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI
Scritto il 20/12/08 alle 19:12:41 GMT pubblicato da Armando_Manocchia
La UDHR, Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, è quella che potrebbe mettere fine a tanti malintesi, se di malintesi si può parlare. Ogni cittadino italiano, europeo, occidentale, si riconosce in questa Carta. Chiunque, e ripeto chiunque intende anche solo soggiornare per 24 ore in questa AREA CIVILIZZATA, deve obbligatoriamente rispettare quello che è scritto in questa benedetta DUHR.
RAZZA ARABA, RAZZA SUPERIORE
Scritto il 20/12/08 alle 21:23:25 GMT pubblicato da mriano
Pensavo valesse per i Cavalli, invece questi stronzi ritengono di appartenere ad una razza diversa, superiore. Diversi lo sono certamente, superiori lo diventeranno forse fra qualche millennio.
DUHR
Scritto il 21/12/08 alle 00:13:37 GMT pubblicato da paolino
Dobbiamo difendere in tutti i modi la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, e la libertà di espressione, che viene messa in pericolo continuamente. Berlusconi dice che non vuole un dialogo con la sinistra perchè.....(mille motivi). Non vedo perchè dobbiamo dialogare con questi gnu che si considerano superiori. Diversi lo sono veramente però, e meno male...