Pubblicato il 27/01/08 alle 18:33:07 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Oggi è la Giornata della Memoria autore: Andrea Sartori (insegnante) dal sito di Magdi Allam
Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche entrarono ad Auschwitz, ne abbatterono in cancelli e resero noto al mondo l'orrore che si celava dietro quel filo spinato. Un orrore che superava di gran lunga l'immaginazione dei più feroci oppositori di Hitler. Lo stesso Chaplin, che detestava profondamente il tiranno nazista e che lo mise in ridicolo con uno dei suoi film migliori proprio perchè ne aveva intuito la pericolosità ( anche per il meraviglioso e tremendamente attuale discorso con il quale chiude il suo capolavoro) ebbe una crisi di coscienza proprio perchè non immaginava che l'orrore fosse tale.
Ma non voglio ricordare l'orrore, bensì coloro che all'orrore si opposero, in silenzio: furono tantissimi, anche in Italia. Uomini comuni, antifascisti ma anche persone che avevano aderito in un primo momento al fascismo, che nascosero degli ebrei nelle loro case e nei loro cascinali. Una di queste mille storie mi è stata raccontata da mia madre, all'epoca una bambina di quattro anni, e riguarda la sua famiglia.
Mio nonno si chiamava Giuseppe Volpino. Faceva il veterinario in un piccolo paese della Lomellina e aveva aderito, in un primo momento, al fascismo (tanto da aver fatto, da studente, la marcia su Roma). Ma non aveva aderito alla RSI, cosa che gli procurò non pochi problemi all'indomani della Liberazione. Però mise in salvo una coppia di ebrei che stava fuggendo dai tedeschi. Mia madre, molto piccola, si ricorda vagamente queste due persone (una cosa che la aveva colpita erano i bei capelli biondi della ragazza ebrea).
Mio nonno fece nascondere la coppia in un cortile agricolo, in un fienile, e promise di tenerli nascosti fin quando avrebbe potuto. I due ragazzi stettero solo una settimana circa, perchè purtroppo qualcuno fece la spia e mio nonno venne a sapere che stavano arrivando i tedeschi per fare una retata. Allora mio nonno si premurò di avvertire la coppia e, correndo un grave rischio (come fascista correva seri rischi coi partigiani, come non repubblichino erano tenuto sotto controllo da fascisti e tedeschi) li portò in un luogo sicuro.
Quando i nazisti fecero la retata, non trovarono la coppia e se ne andarono (non prima di aver sequestrato la macchina di mio nonno). Ho raccontato questa storia prima affinchè non si perdesse nella nebbia del tempo. Non ho mai conosciuto i miei nonni, morti prima che io nascessi, e mia madre e mio zio erano troppo piccoli e sono riusciti a fornirmi solo questa scarna testimonianza. E vi sono migliaia di storie come questa, oramai inghiottite dalla voragine del tempo. Persone comuni che hanno salvato la vita magari solo ad una o due persone, come mio nonno. Ma come recita quel versetto del Talmud citato nel bellissimo film ''Schindler's list'' ''chi salva una vita salva il mondo intero'' .
Certo, vi furono persone che salvarono migliaia di vite, come l'industriale tedesco Oskar Schindler o il funzionario italiano Giorgio Perlasca. Ma in quante famiglie persone comuni hanno salvato la vita a qualcuno. Queste persone sono esempi da seguire. Inoltre molte di queste persone riuscirono anche ad andare oltre l'ideologia che in un primo tempo avevano abbracciato. Compresero che la Vita Umana era oltre l'ideologia. Perlasca e mio nonno Giuseppe - si parva licet componere magnis - erano due aderenti al Partito Nazionale Fascista. Avevano aderito sinceramente. Però se ne staccarono dopo le infami Leggi Razziali e capirono che sarebbe stato un crimine obbedire agli ordini di chi ordinava di discriminare gli ebrei solo in quanto tali ( cosa che non fecero invece molti ''liberatori' comunisti come Togliatti, proni agli ordini criminali di Stalin), compresero che la propaganda di quel Duce che in un primo momento avevano seguito era carica di menzogne .
Come vi fu tra i giusti anche un discendente di Maometto, il Re Mohammed V del Marocco che, musulmano, si rifiutò di applicare le misure antisemite decretate dal governo collaborazionista di Vichy. Oggi dobbiamo ricordare queste persone, sia che abbiano messo in salvo centinaia o migliaia di persone come Schindler, sia che ne abbiano messe in salvo solo alcune come molte persone comuni. Soprattutto in un'epoca come questa, in cui l'antisemitismo è ritornato prepotentemente di moda: dobbiamo comprendere i segnali inquietanti che ci circondano, come gli Ahmadinejad che negano la Shoah, come la fatwa di al Azhar che condanna il dialogo con l'Ebraismo nel suo complesso, fatwa che condanna l'ebreo solo in quanto ebreo, in perfetto stile nazista.
Dobbiamo comprendere che le idee dei vari Ahmadinejad o Nasrallah sono uguali a quelle di Adolf Hitler, e che non sono state rinnegate le radici nazislamiche del Gran Muftì di Gerusalemme amico e alleato di Hitler e zio di quell'Arafat che definiva gli ebrei ''scimmie e maiali''. Leggiamo gli inquietanti segni dei tempi del risorto antisemitismo, come nel fatto che nei paesi arabi i ''Protocolli dei Savi du Sion'' vengono considerati autentici, che in Turchia il ''mein kampf'' di Hitler è un bestseller e che un giornalista di ''al Ahram'' chiamò Hitler ''akhì'' cioè ''fratello nostro''.
Ricordiamoci che lo scorso 25 aprile le brigate partigiane ebraiche sono state fischiate da quell'estrema sinistra che si proclama "antifascista" ma che si è alleata con il nazislamismo. L'esempio dei Giusti ci spinga a condannare con forza e senza alcuna ambiguità questa rinascita dell'antisemitismo nazista in vesti mediorientali travestito da "antisionismo", che segue più le orme di un nazislamico Muftì palestinese che di un Re discendente del Profeta.