Pubblicato il 21/01/09 alle 10:37:38 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
affinché l’Italia non partecipi alla prossima Conferenza di Revisione di Durban
Carissimi Onorevoli, Vi scriviamo in veste di Parlamentari per invitarVi ad agire, in grazia del Vostro ruolo, per attivarVi ufficialmente affinché l’Italia non partecipi alla prossima Conferenza di Revisione di Durban delle Nazioni Unite (Durban II) in programma dal 20 al 24 Aprile prossimo a Ginevra. La continuità della linea di condotta americana, intrapresa dal settembre 2001, nella difesa dello stato di Israele e dei fondamentali valori americani, è cruciale sia per il benessere di Israele sia per la protezione dei diritti e libertà internazionali. Siamo ancora profondamente turbati dall’atmosfera di odio antisemita che ha tormentato ed invaso la Conferenza sul Razzismo delle Nazioni Unite nel 2001 a Durban in Sud Africa, dove il deputato Tom Lantos, superstite dell'Olocausto, insieme ai rappresentanti dello stato di Israele ed alle maggiori organizzazione non governative ebree, abbandonò la conferenza.
Il movimento anti-razzista delle Nazioni Unite fu pilotato da forze che non hanno a cuore i diritti umani, un deputato parlò per loro la nostra grande nazione. La Dichiarazione di Durban e il Programma d'Azione del 2001, messo in atto dai governi, dichiara che i Palestinesi sono vittime del razzismo Israeliano. Questa dichiarazione è l'unica, nell'intero documento, che specifica nomi di popoli e stati. Durante una serie di sessioni preparatorie di Durban, e risoluzione adottate dalle Nazione Unite malgrado l'obiezione degli Stati Uniti, è già stato deciso che la Conferenza di Revisione di Durban delle Nazioni Unite sarà dedicata ad implementare la Dichiarazione di Durban del 2001. Legalizzando, perciò, le pericolose e false affermazioni di razzismo di Israele, e la presenza degli Stati Uniti non è conveniente.
Da quando gli Stati Uniti hanno abbandonato la Conferenza di Durban, hanno costantemente votato contro qualsiasi risoluzione supplementare insieme allo stato di Israele, e si sono rifiutati di finanziare la pianificazione e preparazione del Durban II, rifiutandosi, inoltre di partecipare a qualsiasi attività associata a Durban II. È stata una scelta morale, chiara e consistente che rifiuta di dare credibilità ad un meccanismo che demonizza costantemente lo stato di Israele. Tale scelta non può essere assolutamente interpretata come il disinteresse da parte degli Stati Uniti di combattere il razzismo. Al contrario, è forte il segnale al rifiuto di costruire un regime che costruisce l'eguaglianza per alcuni, sacrificando quella altrui.
Alcuni anni fa, quando le Nazioni Unite adottarono la famigerata risoluzione razzista contro il sionismo, il senatore Daniel Patrick Moynihan dichiarò che “gli Stati Uniti...non riconoscono, non rispetteranno, e non si adegueranno a questo atto infame.” Sebbene la risoluzione fu revocata dopo 17 anni, il processo Durban (che include la prima conferenza, la conferenza supplementare e la conferenza di revisione) ha di fatto risposto alla insidiosa chiamata antisemita. Come disse Martin Luther King nel 1968 in uno dei suoi discorsi ad Harvard: “quando la gente critica i sionisti, intende gli ebrei.” L'amministrazione di Obama insediatosi oggi, deve onorare la profonda minaccia attuale, che fu compresa da King.
Contrariamente agli appelli per la presenza americana, l'agenda della conferenza Durban II è inviolabile e inizierà con l'attuazione della Dichiarazione di Durban I. La presenza degli Stati Uniti sicuramente non cambierebbe questo fatto. Tuttavia, la presenza degli Stati Uniti, come quella di altri Paesi europei, darebbe credibilità e nuova vita ad un decreto che gli Stati Uniti hanno forzatamente ed inequivocabilmente rifiutato. Inoltre, ogni indicazione del processo di pianificazione prova che Durban II sarà peggiore della conferenza originale, oltre ad affermare il risultato del Durban I. L'attuale stesura del cosiddetto documento (il 26 dicembre, 2008) ha una sezione intera chiamata “Medioriente” che include dichiarazioni diffamatorie contro Israele come: "... Esprime profondo interesse alle pratiche di discriminazione razziale contro i palestinesi ed altri abitanti arabi dei territori occupati". “I palestinesi...sono soggetti ad atti di tortura". “L'occupazione basata sugli insediamenti da parte di popoli stranieri è basata su discriminazione razziale...contraddicendo gli scopi ed i principi delle Nazioni Unite.”
La Libia è a capo del comitato preparatorio della Durban II, e sta avendo un'influenza estremamente negativa nel processo preparatorio, e siamo certi continuerà ad avere questa influenza negativa. L'Iran è a capo dell'esecutivo del comitato preparatorio, anch'esso molto influente negli eventi decisivi. L'Iran e la Libia furono decisivi nell'affondare la partecipazione del gruppo Pro-Israele ed Ebreo canadese alla conferenza. La presidenza libica, insieme ai membri egiziani, siriani, algerini e vari altri delle Nazioni Unite, hanno costantemente interrotto i tentativi delle organizzazione non-governative di contribuire all'argomento antisemita durante le sessioni preparatorie. Questa dinamica è estremamente radicata nel processo Durban. L'unica sua salvezza è l'assenza degli Stati Uniti, la cui assenza ha negato autorità morale a questo forum. Mentre è vero che la strategia di negoziazione dei radicali porta sempre ad includere nella stesura elementi estremi, accordi troppo estremi ne rendono difficile l'accettazione da parte di alcuni partecipanti, dato che si chiede di dare legittimità ad una discussione pro e contro uno stato Israeliano, pro e contro le analogie tra l'apartheid dell'Sud Africa ed Israele, pro e contro la libertà di espressione, pro e contro la protezione dall'antisemitismo, pro e contro ad una definizione di antisemitismo che significhi l'odio degli Ebrei (che molti partecipanti rifiutano).
Alcuni suggeriscono che la scelta di abbandonare la conferenza può essere presa più avanti. Questo suggerimento è falso e forviante. La pianificazione e la preparazione della Durban II sono ormai alle fasi finali. L'assenza dell'America è stata una constante dalla conferenza supplementare per sette anni e mezzo. Entrare nel processo per la prima volta a di 3 mesi esatti dalla conferenza, inizierebbe una dinamica che porterebbe ad un prezzo diplomatico molto elevato. Inoltre, la presenza dell'America la trascinerebbe ad una prematura e dissolutivo confronto con i 56 membri delle Nazioni Unite che fanno parte dell'Organizzazione della Conferenza Islamica e altre nazioni in via di sviluppo, che può e deve essere evitata.
La religione e le sue tematiche sono menzionate 62 volte nella stesura del Durban II. Questa straordinaria attenzione alla religione in un contesto antirazzista apre la strada ad un brutto confronto alla conferenza stessa. Tra altre cose, e non ultimi, gli atti costituiscono un affronto alla libertà di espressione. Le disposizioni della stesura includono una attacco a presunte diffamazioni contro personalità religiose e testi sacri, ed una richiesta di un codice di condotta per i giornalisti.
La cosa più importante, i termini, le condizioni e la composizione di questa conferenza, non permetterà all'America e ai suoi alleati democratici di prevalere sui meriti ed i risultati. L'organizzazione, la pianificazione e i risultati visti fino ad oggi, mettono in evidenza che saranno necessari dei compromessi che mettono a rischio i valori e principi occidentali per far si di raggiungere un consenso comune. Ciò significa che un'enorme quantitativo di pressione sarà fatta all'America per far si che non diventi la “mela marcia”. Tuttavia, dobbiamo rifiutarci di sederci ad un tavolo dove il dado è già stato tratto. La guida americana nell'importante guerra contro il razzismo deve essere attentamente pianificata per far si che si facciano progressi e non che si regredisca.
Gli Stati Uniti non saranno lasciati soli nella difesa di questi principi. Il ministro degli Esteri Israeliano Tzipi Livni ha specificatamente richiesto che gli Stati Uniti ed altri paesi tra i quali l’Italia, si rifiutino di partecipare a questa conferenza. Il 19 novembre 2008 fece questa richiesta: “Israele non parteciperà e non legittimerà la Conferenza di Revisione che sarà usata come piattaforma come ulteriore attività anti-Israele ed antisemita. Chiediamo alla comunità internazionale di non partecipare ad una conferenza che cerca di legalizzare l'odio e l'estremismo fanatico sotto il vessillo di “lotta contro il razzismo”. Ugualmente, il ministro degli Esteri Canadese ed il Segretario di Stato per il Multiculturalismo, il 23 gennaio 2008, dichiarò che il Canada non parteciperà e aggiunse: “Dopo aver partecipato alle sessioni preparatorie, abbiamo considerato che questa conferenza sarebbe solo stato una replica della Durban I. E il Canada non ha nessuna intenzione di prestare il suo buon nome e le sue risorse ad un sistematico messaggio di odio e bigottismo.”
Gli Stati Uniti possono e devono essere una guida globale contro il razzismo ovunque esso si trovi. Ma la Conferenza di Revisione di Durban è soltanto un forum che è stato irreversibilmente macchiato. La partecipazione statunitense, italiana, o di qualsiasi altro Paese europeo, danneggerebbe seriamente l'abilità degli Stati Uniti di avere un ruolo importante nella lotta al razzismo, non solo adesso ma anche negli anni a venire. Vi chiediamo, quindi, di annunciare il rifiuto dell’Italia a partecipare a tale conferenza. Grazie per la vostra considerazione.
Appello di Susan Rice, Ambasciatrice-designata dell'ONU a cui uniamo il nostro.