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Feto umano in un frigorifero della Bicocca. Un solo commento: No

19 mar – In una cella frigorifera del Dipartimento di biotecnologia dell’Università Bicocca di Milano una dipendente ha ritrovato casualmente un feto, presumibilmente di quattro-cinque mesi. La notizia non ha bisogno di commenti. Non doveva esserci. Per nessuna ragione al mondo. Punto e basta. Fonti ufficiali dell’ateneo hanno prontamente chiarito che le autorità scientifiche competenti non hanno mai «linee di ricerche che prevedono l’utilizzo di feti umani, e che pertanto il ritrovamento non è conforme ai protocolli autorizzati». Per questa ragione verranno presi provvedimenti disciplinari se verranno riscontrate violazioni. Ci sarebbe poco da aggiungere. Il resto lo stabiliranno prima le autorità mediche, poi le autorità di polizia, infine le autorità giudiziarie.

Nel Dipartimento dove è stato ritrovato il feto si compiono ricerche sulle staminali. Allo stato attuale dei fatti non è possibile fare un benché minimo collegamento tra le due cose. Questa inquietante notizia dovrebbe farci però riflettere. Riflettere sulla polveriera sulla quale siamo seduti. È molto difficile, se non impossibile, controllare come la scienza si sta muovendo. Dietro il paravento di una ricerca al servizio dell’uomo e al miglioramento della sua esistenza, c’è una pericolo serio. È la sindrome di Frankenstein. Anche nel celebre romanzo gotico di Mary Shelley (eravamo nel 1818, duecento anni orsono), lo scienziato era spinto da ragioni ineccepibili e generose: vincere la morte. O, meglio, restituire la vita. Poi, alla fine, il parto scientifico si rivelò mostruoso. Morte e distruzione, invece che vita e salvezza eterna. Tanto tempo è trascorso da quella lucida profezia. Il mondo (e con esso gli uomini) ha cambiato pelle. Ma siamo sempre al punto di partenza.

La scienza per sua natura tende a bruciare le tappe. E passa sopra, con disinvoltura, alle questione etiche. Oggi si chiamano bioetiche. Negli ultimi due decenni chi ha provato a ricordare le priorità etiche su quelle scientifiche, si è scontrato con un muro di gomma (talvolta di titanio) respingente. Richiamare la scienza ad adeguati comportamenti etici oggi è una moneta non pagante. La mentalità scientifica si è impossessata del dibattito attorno alla contemporaneità. Gli scienziati sono diventati i nuovi detentori della verità. Verità non dovuta alla Tradizione, ma alla Razionalità. Eppure non abbiamo mai vissuto in un’epoca così pullulante di Irrazionalità. Basta guardare la televisione per rendersene conto. Pullula di morti viventi, zombie, replicanti, vampiri, nonostante Sant’Agostino, secoli e secoli fa, in un sermone ricordasse: i morti non tornano.

Nelle prossime ore sapremo molto di più su questa inquietante vicenda della Bicocca. Per il momento possiamo soltanto dire che siamo costernati. Non vogliamo nemmeno per un attimo pensare che quel povero feto sia servito per esperimenti. E sarebbe il caso che in questa epoca dove imperversano animalisti duri e puri, che giustamente si indignano sulle sofferenze arrecate agli animali per scopi scientifici, gli animalisti duri e puri manifestassero non la stessa, ma una maggiore preoccupazione. Poiché non di bestie (sempre creature di Dio) stiamo parlando. Ma di uomini. Le creature predilette del Creatore. E se non del Creatore, pur sempre del Creato.

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