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L’europa islamizzata e globale che non vogliamo: Memorial Oriana Fallaci 2018

di Francesco Corsi

Proprio nel giorno dell’elezione di Marcello Foa alla Presidenza della RAI, vale la pena ripensare alla bellissima serata in cui ha ricevuto il premio “Memorial Oriana Fallaci” il 15 settembre 2018 all’Hotel Baglioni di Firenze.
La scorsa settimana ha infatti avuto luogo il consueto giorno dedicato annualmente alla memoria della morte della grande scrittrice Oriana Fallaci.

Armando Manocchia con la grinta e la tenacia di ogni anno è riuscito anche questa volta a far accorrere da ogni dove quanti credono che una donna come Oriana vada ricordata come una delle poche persone che hanno dato carne, sangue e anima per difendere le ragioni della nostra civiltà, per difenderne la bellezza, nel valore non negoziabile della libertà.

E il panorama di Firenze godibile dalla splendida terrazza del Baglioni, con le Cappelle Medicee, Santa Maria Novella e con la cupola del Brunelleschi illuminata dalla luna assieme al campanile di Giotto, facevano pensare alle stelle della storia, a quelle persone speciali come Oriana che brillano ancora su quel cielo che sovrasta la bellezza della nostra storia.

Ci vuole eroismo giornalistico, determinazione montanelliana alla rappresentazione del vero. Marcello Foa si è dichiarato un montanelliano. E sono poche le persone che oggi avrebbero il coraggio di dire ciò che disse Montanelli a Berlusconi, ad abbandonarlo non perché non si fosse d’accordo con lui o non fosse simpatico, ma perché il giornalismo racconta i fatti così come si svolgono, senza lasciarsi influenzare da alcuna politica e senza lasciarsi tirare la penna a fare un giornalismo di partito. Neppure i magistrati, purtroppo, sono cristallini come lo fu Montanelli.

Ci vuole eroismo, tanto eroismo come quello di Oriana che si tolse il chador davanti a Khomeini e lo apostrofò col termine “tiranno”. Tale eroismo lo ha manifestato l’ex Miss Belgio l’attuale Senatrice Anke Van dermeersch che ha scritto libri nei quali critica senza mezze misure la visione islamizzata della donna, ne stigmatizza la sottomissione e ne rivendica invece il diritto alla propria sensualità, alla propria esibizione di bellezza, come epifenomeno di una bellezza interiore, di una propria libertà di essere, esistere, esprimersi, partecipare alla società in modo paritetico; tutte prerogative negate dalla dimensione liberticida islamica. Il politico Sam Van Rooy, Filip Dewinter membro del Parlamento del Belgio hanno avuto il coraggio di una presa di posizione. Ornella Mariani, autrice di numerose pubblicazioni su moltissime figure femminili chiave nella storia, senza mezze misure ha condannato la violenza dell’islam sulla donna. Perché “Vi sono momenti nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre”, recitava la frase sul flyer dedicato a Oriana Fallaci.

Oriana fu vittima della più tremenda malattia, ma vittima anche dell’incomprensione e del muro di quanti hanno preferito e continuano a preferire “fare orecchi da mercante”. Certo, perché nel mercimonio umano del business dell’immigrazione, è comodo far finta di non sentire, di non capire. I mercanti delle ONG fanno finta di ignorare le leggi, le regole, il buon senso e vanno a prendere i clandestini direttamente a casa loro, come dimostrano le rotte delle navi che possono essere controllate da chiunque, come spiega il famoso youtuber Luca Donadel in modo chiarissimo. Le orecchie del mercante odono ciò che desiderano e ammaestrano la lingua a raccontare altrui una realtà adulterata.

E in effetti la maestria di certe sinistre (sinistre assai appunto) sta nel concepire che il ’68 rivoluzionario possa andare a braccetto con il fondamentalismo islamico. Oppure che la rivoluzione posta in essere per i diritti della donna, con tanto di scarpette rosse, manifestazioni, possa concepire un occhio di riguardo alla cultura religiosa musulmana, libera di sottomettere l’uomo ad Allah e la donna all’uomo.

Quello slogan “No alla violenza sulle donne”, tanto promosso dalla sinistra, ha persino un lato grottesco, quasi che si potesse concepire il contrario… qualcuno ha mai sentito dire “sì alla violenza sulle donne?” Ebbene, se abbiamo sentito qualcuno dire “sì alla violenza sulle donne”, con ottima probabilità questo era di cultura islamica.

In effetti, più che dire “sì alla violenza sulla donna” il musulmano fondamentalista, da buon religioso praticante, la pone direttamente in essere. Non c’è bisogno di slogan, non c’è bisogno di troppo rumore per uccidere una ragazza che era colpevole di essersi innamorata di un cristiano.

Ed è incredibile che vi siano “compagni” accecati da un odio autoreferenziale e culturalmente cieco, che trovino manforte nel fondamentalista islamico per autodistruggere quella cultura cristiana che tanto odiano e dalla quale provengono.

Questi sinistri personaggi sembrano possedere gli “orecchi del mercante” che non fanno più credere a Gesù Cristo che scaccia i mercanti dal Tempio, ma inducono a confidare nel Dio Mercato che fa mercimonio con clandestini importati a buon mercato, buono soprattutto per le cooperative che lor signori “compagni” gestiscono lucrosamente.

Non avevo chiaro perché le sinistre guardassero con simpatia al mondo musulmano. Ecco che adesso mi si chiarisce il disegno: per l’Internazionale Socialista desiderosa di abbattere confini e nazioni, culture e religioni, nel nome di una società universale priva di differenze, priva di spigolature, priva di “padroni”, priva di colonie e colonizzatori, l’onda musulmana è l’opportunità di allearsi con chi vuole ridurre il mondo ad un’unica comunità. Esiste una convergenza tra quel “pensiero unico dominante” del mondo islamico, per usare traslata un’espressione del filosofo Diego Fusaro e quel sinistro internazionalismo che esclude ogni “alterità”, esclude la possibilità che si diano pensieri e tradizioni resistenti e contrapposte, per l’appunto come le nazioni con le loro patrie identità.

Il sinistro internazionalismo cerca di eliminare con ogni mezzo, incluso quello giudiziario ad hoc, il punto di vista differente di chi vuole salvaguardare la propria origine, la propria identità. Alla stessa maniera il sinistro Islam anima la propria “Umma”, la propria comunione di fedeli alla conversione forzata di tutto il mondo. Non deve esistere il diverso. E perché? Perché per il musulmano il diverso semplicemente in esiste. Allah secondo loro ha creato tutti “sottomessi”, “mussulmani” nella loro lingua, e gli “infedeli” si sono ribellati a questa condizione originaria di sottomissione.

Quindi noi che non siamo mussulmani, non siamo semplicemente dei non credenti che attendono di ricevere la luce delle fede dai fratelli della Umma, ma siamo dei “cani” ( non certo nel senso degli animalisti e degli amanti dei quadrupedi come il sottoscritto), siamo dei “dhimmi” ovvero dei subumani, dei ribelli che vanno riportati a legnate sulla retta strada dell’ “appecoramento” su quei tappeti dove tutti camminano scalzi e vi lascio immaginare il buon odore, che ben conosce chi sia mai entrato in una rispettabile Moschea. Mi dispiace se non intendo “appecorarmi” e sottomettermi alle regole dei clandestini che approdano in Italia con arroganza.

Tuttavia i sinistri internazionalisti e mondialisti hanno perso di vista un piccolo particolare: il pensiero unico dominante islamico che vuole inglobare nel monolite coranico ogni forma di vita, non si integrerà mai col loro pensiero unico dominante basato su un vuoto concetto di uguaglianza. L’ “uguale” mescola tutto in una confusione totale, in un multiculturalismo senza volto che invece che edificare distrugge le culture trascinandole ad essere frullate in un omogeneizzato insapore.

Il filosofo coreano Byung – Chul Han parla della violenza dell’uguale che fagocita ogni diversità in un appetito senza fine, dove ci si abbuffa di web, di menzogne, di sudiciume, di notizie, di buonismo. Un tutto informe dove l’unica forma che resta è la sottomissione alla forza del “pensiero unico dominante” che vuole che rimanga sul campo soltanto il “dio mercato” a decidere cosa i miliardi di persone devono consumare, mangiando tutti la stessa poltiglia perché siamo tutti “uguali”. Ecco perché le multinazionali di quello che simpaticamente Fusaro definisce “turbocapitalismo” vanno a braccetto con quella forma mentale che devasta la resilienza dei cittadini, che lobotomizza le menti vietando di “pensare altrimenti”. È vietato pensare fuori dal coro del mondialismo sinistro- turbocapitalistico. Il capitalismo ha superato il concetto di capitale stesso perché ciò che conta è solo l’illusione, la finanza che assegna valori inesistenti a piacere. E un capitalismo che ha superato il capitale piace tantissimo ai mondialisti sinistri. Perché l’illusione dei mondialisti sinistri è che se si distrugge la moneta locale, se la si unifica in un criterio basato su regole decise da “filantropi” come Soros, non vi saranno più conflitti e guerre, ma una stordita umanità in pace, come tanti polli pieni di ormoni nella batteria di un allevamento. Ecco che i vari Soros si danno da fare per importare clandestini e persone che creino turbative in loco e contribuiscano meglio alla lobotomizzazione di massa, alla distruzione delle resilienze culturali che erano in effetti la ricchezza di un paese.

Le multinazionali impongono comportamenti e consumi che attecchiscono sull’ignoranza e sulla distruzione di tutto ciò che è “altro” costruendo un nuovo “uguale”. Un uguale che, come dice Han, è ben diverso dal concetto di “medesimo”; perché il medesimo per conoscersi come medesimo, ha bisogno di trovare un riferimento nel concetto di “altro”. Se dialogo con qualcuno che la pensa diversamente da me, potrò valutare i limiti del mio ragionamento e crescere, rinforzarlo o metterlo in discussione. Se invece ci trovassimo a dialogare con qualcuno che ti risponde sempre “sì” perché ragiona in modo identico a te, a quel punto finisce la tua crescita e predi la dimensione del tuo autentico essere. Questo è quello che tentano di fare le multinazionali alleate del mondialismo sinistro internazionalista, ovvero negare ogni diversità producendo un pensiero sterile dell’uguale. Tutti lo stesso dio, tutti la stessa religione, ovvero nessuna. E, guarda caso, il fondamentalismo islamico ha la stessa mentalità: ridurre tutto ad un unico modus vivendi: negare le altre culture, dichiararle false, estirpare ogni costume diverso da quello islamico.

Sì, il mondialismo sinistro internazionalista e turbocapitalista si allea col mondo islamico.

Ma, non ha fatto bene i suoi conti: perché nel suo sostanziale ateismo di derivazione marxista che arriva poi a convergere con una mitizzazione del dio denaro, non attribuisce valore alla fede del popolo islamico. Le elites finanziarie si illudono che tutto sia un gioco costruito a tavolino attraverso lo spostamento di flussi finanziari, con una tracotanza satanica. Sottovalutano le fede radicata in quella comunità islamica, alla quale loro oggi guardano con simpatia perché è funzionale all’avanzata dell’uguale, alla distruzione delle culture resistenti, ma domani si rivolterà loro contro e li passerà a filo di spada. I loro alleati saranno gli ultimi che uccideranno i fanatici islamici, allorché capiranno che li stavano manovrando.

Oriana Fallaci aveva capito molto bene quanta falsità e doppiezza stesse nelle autorità che controllano il mondo islamico e quale pericolo fosse insito in tale religione figlia dell’odio, figlia della barbarie, figlia di un profeta che come buon inizio, fa tagliare la testa a ben 900 ebrei. Maometto non muore in croce come Cristo chiedendo perdono per chi lo ammazza, ma sposa la donna più ricca per avere potere e per conquistare a filo di spada il suo Califfato. Fa uccidere, insegna l’odio del diverso. E inganna il mondo illudendolo che distruggendo il diverso nascerà al perfetta comunità dell’uguale, dove tutto è stabilito, dove tutto è ordinato, regolato, dove la gente non deve affaticarsi nel pensare, perché tutto è già pensato.

Tutto già liofilizzato in quegli insegnamenti coranici, da quelle scuole coraniche che hanno dichiarato fuori legge Averroè perché era un filosofo della ragione. La ragione viene dichiarata nemica della fede. Altrettanto il mondialismo buonista sinistro internazionalista dichiara la ragione autonoma nemica della fede nell’uguale, nel forzatamente ugualizzato. Rimane in piedi un’unica ragione nel mondialismo, la ragione che nega le fedi medesime, individuali, verso una fede unica che coincide con una visione razionale unicizzata.

Ma Oriana metteva in guardia il mondo intero da ciò che rappresentava la genuina cultura islamica. Una cultura dell’odio della sopraffazione, della violenza sulla donna. Così come la cultura comunista era una cultura che “tagliava le palle all’uomo” rendendolo senza midollo, senza carattere.
Tutti uguali in una plebaglia indistinta, livellata verso il basso, lobotomizzata. Simile al quadro prodotto dalla violenta cultura islamica.
Grazie ancora Oriana

 

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