Lo storico militante del Partito Radicale Nonviolento, Gaetano D’Amico, presidente del comitato omosessualista “Esistono i diritti”, ha picchiato pubblicamente il candidato sindaco del centrosinistra Fabrizio Ferrandelli, nella città di Palermo. Nessuna stigmatizzazione è arrivata per ora da parte di Emma Bonino, Maurizio Turco o Mario Staderini, sempre pronti ad annoiare i loro interlocutori con la parolina magica “non-violenza”, tanto da metterla perfino nel nome del loro partito.
Tutto ciò è avvenuto durante l’incontro organizzato dall’Arcigay, momenti in cui si fa indirettamente pressione sui futuri sindaci per promuovere l’agenda Lgbt. Il leader dei radicali di Palermo ha cominciato a urlare ai piedi del palco, poi -dopo aver tentato di impossessarsi del microfono- si è avvicinato al candidato colpendolo in pieno volto. D’Amico, fatto scendere dal palco dagli uomini della Digos, si è poi buttato a terra per non farsi portare via. Guarda caso, proprio pochi giorni fa il gay Simon Fanshawe accusava molti membri delle associazioni omosessuali di comportamento infantile. Comunque, nonostante la patetica scenetta , il radicale -nei giorni scorsi aveva anche insultato al suo arrivo a Palermo il leader Pd Massimo D’Alema- è stato trascinato per un braccio per qualche metro, per poi essere portato in questura.
Una delle presenti alla scena ha dichiarato: «Gaetano D’Amico, radicale e presidente del comitato “Esistono i diritti”, che diciamolo chiaramente non sta bene, in città lo conoscono in tanti». Ma cosa ha generato questo atto di violenza? Ovviamente la promozione omosessualista: «L’avversione di D’Amico nei confronti di Ferrandelli nasce dall’approvazione da parte del consiglio comunale di una legge sulle unioni civili. Per essere applicata, aveva però bisogno di un mandato d’azione presso la Regione che non è avvenuto, perché è stato bloccato in commissione», ha spiegato Luigi Carollo, portavoce del movimento Lgbt a Palermo. Dunque una legge per le unioni civili non viene approvata velocemente e allora questo giustifica la violenza.
Un gesto simile di violenza omosessualista l’ha subita anche il sindaco di Madrid, Alberto Gallardon nel 2011, quando con moglie e bambini è caduto in un vergognoso agguato notturno (con insulti e minacce) davanti a casa da parte di un nutrito gruppo di attivisti gay. Il motivo? Il sindaco aveva posto delle limitazioni al rumore e alla musica del vicino Gay Pride, che solitamente viene sparata al massimo del volume durante la cosiddetta “fiera del nulla”, pagata con soldi pubblici (anche di chi è contrario).
Palermo: leader dei radicali picchia candidato sindaco per avere le unioni gay