Un attacco frontale, durissimo quanto inatteso, che arriva in un momento in cui la tensione e’ elevatissima in tutto il Paese: e’ quello che il sindacato degli imam tunisini ha portato al governo – ma il bersaglio vero e’ Ennahdha – accusato di avere portato la politica dentro le moschee e, soprattutto, di avere consentito ai salafiti di prendere il completo controllo di un centinaio dei luoghi di culto dove averne scaciato i religiosi moderati.
Presa di posizione che, abbastanza sorprendentemente, visto da dove viene, riecchegia le tesi dei laici (politici e societa’ civile) tunisini che contestano ad Ennahdha di pianificare la totale conquista dello Stato, passando per le moschee e, quindi, per il controllo del consenso popolare. Tacendo del fatto che tale controllo passa anche per i giardini d’infanzia coranici, che ormai spuntano come funghi in tutta la Tunisia e senza alcun intervento dello Stato, in cui si forma la classe islamica dominante del futuro.
Per gli imam, dei disegni piu’ o meno occulti di Ennahdha ci sono tantissimi esempi, e li hanno elencati. Quello che fa abbastanza sensazione e’ che le manovre attribuite al partito confessionale stanno diventando sempre piu’ sofisticate. Come avere sostituito gli accompagnatori dei pellegrini nei Luoghi santi (gente d’esperienza che, da anni, si occupava di questa missione difficile) con persone assolutamente digiune dei meccanismi e dei problemi logistici dei pellegrinaggi e che, nel loro curricula, hanno solamente l’affiliazione ad Ennahdha.
E poi, dice il sindacato degli imam (che ha chiesto la testa del ministro degli Affari religiosi, Noureddine Khademi), c’e’ il problema delle moschee – ormai circa un centinaio, sulle seimila della Tunisia – che i salafiti controllano, facendone un uso che, con la religione e la preghiera, ha poco a che spartire. A cominciare dal fatto che sono diventate un porto franco, sicuro rifugio per quelli di loro che hanno problemi con la giustizia, quando non addiritura il magazzino dove viene conservato tutto l’armamentario (spade, pugnali, machete, bottiglie incendiarie, fionde) utilizzato quando c’e’ da attaccare, assaltare, saccheggiare, bruciare.
Che i salafiti vogliano continuare ad agire lungo questo percorso lo confermano anche le parole del nuovo imam della moschea Nour di Douar Hicher, che ha preso il posto di Aymen Amdouni, ucciso quando stava per assaltare una caserma della Guardia nazionale. Nasreddine Aloui, con toni e argomenti apocalittici, ha chiamato i suoi seguaci alla guerra santa, sventolando il suo sudario e chiedendo ai salafiti di preparare il loro, per andare preparati verso il martirio. (ANSAmed).
(di Diego Minuti) (ANSAmed)
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