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La Cina riscopre Deng attraverso Oriana Fallaci

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Pechino, 18/10/80. «O divina… Qui, dove a ogni pranzo o cena o drink non si parla che di te, m’è capitato di fare il tuo avvocato difensore e t’assicuro che ti piacerebbe sentirmi. Quella intervista è bellissima, è la prima volta che un leader cinese viene fuori come un essere umano, che non parla come un pappagallo che ripete il “Quotidiano del popolo”, è il primo comunista cinese che appare naturale, che fa capire i problemi dell’essere imperatore in questo Impero di mezzo….».

La «divina» è Oriana Fallaci; il brano della lettera inviatale da Pechino da Tiziano Terzani si riferisce a uno dei grandi colpi della collega: l’intervista con Deng Xiaoping pubblicata dal «Corriere della Sera» il 29 agosto 1980. Dire che quel colloquio con la giornalista e scrittrice italiana sia entrato nella storia della Cina non è esagerato: nel 1998, un anno dopo la morte dell’uomo che aprì la Repubblica popolare all’economia di mercato, a Pechino fu svelato come, prima di ricevere la Fallaci, tra i collaboratori di Deng ci fosse stato un dibattito, grande esitazione sull’opportunità di parlare con una giornalista «dal carattere così forte», che faceva domande «precise e difficili». Infine, Deng decise di incontrarla perché «aveva molte cose da dire al mondo».

Ora le memorie dell’inviata speciale e del capo comunista che disse ai cinesi «Arricchitevi: è glorioso» si intrecciano ancora. Perché il partito ha deciso di dare grande risalto al centodecimo compleanno di Deng e un importante editore di Pechino, New Star Press, ha acquistato i diritti di Oriana. Una donna (Rizzoli), la biografia firmata da Cristina De Stefano pubblicata lo scorso autunno in Italia. «Abbiamo apprezzato che in questo libro sia raccontata la vita personale di Oriana, dall’infanzia alla vita sentimentale», ci ha detto Wang Yuedong della New Star. Titolo dell’edizione cinese Nessun compromesso, mai .

La storia contemporanea resta un argomento molto sensibile e pericoloso in Cina, soprattutto quando si vorrebbe scavare in periodi di sconvolgimenti politici enormi e vicinissimi, come il maoismo. Ma poi ci sono gli anniversari, che hanno un fascino al quale neanche il Partito comunista sa resistere.

I centodieci anni dalla nascita di Deng Xiaoping appena trascorsi (22 agosto 1904) rappresentano uno di questi appuntamenti: e il vertice del potere ha deciso di caricarlo di significati, allusioni e paralleli con il presente. Da alcune settimane la televisione di Stato manda in onda uno sceneggiato in 48 puntate dal titolo Deng Xiaoping al crocevia della storia . Un’operazione politica, che ha aperto un dibattito polemico rivelatore di divisioni e contrasti nella società e nel potere. Gli autori hanno fatto sapere di aver collaborato con il Dipartimento archivi ufficiali del partito e di aver inviato il copione in diecimila copie ad altrettanti membri dell’apparato: quindi l’imprimatur è pieno.

Lo sceneggiato racconta per la prima volta Deng negli anni tra il 1976 e il 1984, quando, dopo il terrore della Rivoluzione culturale, quell’uomo piccolo di statura, gran giocatore di bridge, prese il potere imperiale. Fin dalla prima puntata entrano in scena due figure a lungo ridotte a ombre nell’iconografia del regime: Hua Guofeng, che era stato scelto da Mao come successore e fu estromesso da Deng; e Hu Yaobang, l’uomo la cui morte diede il via alle proteste finite nel massacro della Tienanmen. Argomenti «sensibili», che fanno capire quanto la nuova leadership abbia investito nella serie tv.

Hua e Hu, nella versione televisiva, «rivelano» che poco prima di morire Mao aveva annunciato l’intenzione di «schiacciare la Banda dei Quattro» capeggiata dalla moglie Jiang Qing: una revisione piuttosto dubbia della storia di quei mesi. Subito dopo la trasmissione, il «Quotidiano del popolo» ha pubblicato un editoriale criptico sull’importanza della serie tv: spiegando che la fine dell’Unione Sovietica fu dovuta in parte alla critica rivolta ai padri fondatori dell’Urss. «La valutazione delle figure storiche è una questione importante nella vita politica del partito… il ripudio totale di Stalin pronunciato da Nikita Krusciov innescò il processo di divisione. Si tratta di una lezione da non dimenticare, anche in Cina».

Quindi, il modo in cui lo sceneggiato ritrae Deng e i suoi compagni, accenna al maoismo, accende un riflettore sulla rotta che il nuovo presidente Xi Jinping vuole tracciare per il Paese. Sul web ci sono state reazioni forti che rivelano l’insanabile confronto interno al Partito comunista tra la «destra riformista» e la «sinistra conservatrice». Quest’ultima ha invocato la sospensione della trasmissione «per rispetto della storia». Le riforme di Deng, in realtà, furono un’inversione drammatica di rotta rispetto alle politiche rovinose di Mao, che avevano ridotto la Cina a una sorta di gigantesca Corea del Nord.

Xi Jinping è impegnato in una campagna anticorruzione feroce, che ha annientato in meno di due anni decine di migliaia di funzionari, dirigenti di industrie statali, piccoli e grandi burocrati. La corruzione, secondo la sinistra del partito, sarebbe stata prodotta proprio dall’apertura al mercato voluta da Deng Xiaoping. Xi però si identifica con l’eredità politica (e soprattutto il potere) di Deng e fa scrivere dal «Quotidiano del popolo»: «I problemi lasciati dalle riforme possono essere risolti solo con altre riforme».

In questa situazione bisognerebbe rileggere quell’intervista di Oriana Fallaci: «È vero, sfortunatamente verso il tramonto della sua vita, in particolare durante la Rivoluzione culturale, Mao commise degli errori – e non erano di poco conto – che arrecarono molte sventure al nostro partito, al nostro Stato e al nostro popolo…». «Nel valutare i suoi meriti e gli errori riteniamo che gli errori siano solo secondari. Ciò che egli ha fatto per il popolo cinese non potrà mai essere cancellato…».

Come ricorda Cristina De Stefano nella sua biografia, «Oriana non nasconde che in fondo quell’uomo le piace. Sa di essere piaciuta anche a lui. “Onestamente può aver aiutato non solo il fatto che io sono una donna, ma che io sono una donna piccola. Il punto è che anche Deng è molto piccolo: è anche più piccolo di me”».

corriere.it

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