18 giu – Il timore di una delegittimazione del suo operato da parte della popolazione spinge Mohamed Morsi ad accelerare il processo di “islamizzazione” delle istituzioni. Lo scorso 16 giugno, con un decreto presidenziale, il leader dei Fratelli Musulmani ha nominato 17 nuovi governatori provinciali. Secondo i media egiziana almeno 7 sono affiliati al movimento islamista. Fra questi il governatore di Gharbiya, Ahmed El-Beili, e quello di Menoufiya, Ahmed Shaarawi Mohamed. Entrambe le province fanno parte delle regione del Delta del Nilo, ed entrambe sono uno dei principali bacini elettorali dei partiti laici. Menoufiya è anche il luogo di nascita dell’ex-presidente Hosni Mubarak.
A preoccupare di più l’opinione pubblica è però la nomina come nuova autorità provinciale di Luxor di Adel Asaad El-Khayat. Questi è un ex membro di spicco della al Gamaa al-Islamiya, il più radicale gruppo islamista dell’Egitto, ed è stato implicato nell’attacco terrorista del tempio di Deir el-Bahri, costato la vita ha 58 turisti stranieri. Da ieri, centinaia di operatori turistici e impiegati del settore, principale risorsa della provincia, stazionano davanti alla sede del governatorato per chiedere la rimozione del nuovo governatore, mostrando striscioni con scritto: “Non vogliamo i terroristi”. Secondo gli esperti i siti di Luxor sono a rischio. La perla del turismo archeologico è divenuta città fantasma dopo la salita al potere dei Fratelli Musulmani. Membri della stessa al Gamaa al-Islamiya hanno minacciato in più di un’occasione di far saltare in aria statue e templi dell’antica civiltà egiziana, perché simbolo dell’idolatria.
Manifestazioni si sono tenute anche ad Ismailia, contro il nuovo governatore Hassan al-Hawy, e a Beheria, dove Morsi ha piazzato Osama Suleiman, ex segretario del Partito giustizia e libertà della zona. Secondo alcuni la sua nomina è un tentativo di provocare scontri in città fra attivisti democratici e islamisti in vista della protesta anti-Morsi, in programma per il prossimo 30 giugno. A Gharbiya, centinaia di persone hanno bloccato la strada che costeggia il lungo mare, scandendo slogan contro i Fratelli Musulmani.
Un tempo le autorità provinciali erano “riservate” a membri dell’esercito o della pubblica sicurezza. Con questa mossa, Morsi porta a 12 su 27 i governatorati provinciali in mano a suoi alleati, nel settembre 2012 ne aveva nominato altri cinque, tutti militanti islamisti. Il comportamento del presidente è stato criticato anche dal partito salafita al-Nour, principale alleato di Giustizia e libertà alle elezioni parlamentari del 2011. Per Shaaban Abdel Alim, segretario del partito, “il rimpasto dei Fratelli Musulmani aumenterà i conflitti fra la popolazione”.
Intanto, prosegue la campagna di raccolta firme per chiedere le dimissioni del presidente, organizzata dai “The Rebels”, movimento che raccoglie diverse formazioni di giovani protagonisti delle manifestazioni della Rivoluzione dei Gelsomini del 2011. Secondo gli ultimi dati, il gruppo ha superato le 13 milioni di adesioni. Lo scopo è raggiungere 15 milioni di adesioni entro il 30 giugno in vista delle contestate celebrazioni ad un anno dall’insediamento al potere del presidente. Per frenare l’iniziativa, i Fratelli Musulmani hanno lanciato un appello a tutti i loro affiliati, invitandoli a scendere in piazza nelle prossime settimane. La polizia in allerta per timori di eventuali scontri fra fazioni opposte.
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