Quel gazebo davanti alla caserma Montello che dice no al ministro dell’Inferno Alfano
di Claudio Bernieri per ImolaOggi
Tullio Trapasso, Valentina Tarati, Massimiliano Baglioni : eccoli, i masaniello e i cola di rienzo milanesi, i leader della rivolta anticlandestini . Nomi che passeranno alla storia. Quel Gazebo montato a ferragosto davanti alla caserma Montello, con la media 33 gradi dell’estate milanese, sta diventando qualcosa che sfugge alla limitata ragione dei professionisti della politica e ai chiosatori della intellighenzia progressista.
E’ qui sotto il Gazebo bianco del comitato “giù le mani dalla Montello” (meglio noto come “La caserma Montello ai milanesi”) che il “nuovo modello Milano”, nato dal basso, fiore dal fango delle periferie, cresce, si espande, dilaga : il modello? Moderati , cattolici di CL, militanti di Casapound , ex PCI, Forza Italia, Lega, pentastellati, cani sciolti di Stefano Parisi, delusi di Beppe Sala, ex lettori di Repubblica e del Corriere della Sura: tutti insieme, uniti per dire no alla immigrazione selvaggia, no all’invasione, no alla islamizzazione forzata, no ai costi dell’accoglienza tout court. Per difendere la caserma Montello .
Sotto questo Gazebo, tenuto aperto h24 dai residenti (presto arriverà un camper, promette Tullio) cova non solo la rivolta di un intero quartiere. Cova la rivolta del così detto ‘italiano medio’, allarmato dalle cifre della invasione. Sbarchi continui… milioni di euro sperperati, regalati alle cooperative d‘oro di Rifugiopoli. Il caso è noto: una caserma militare, la Montello, sfrattata dai legittimi inquilini, i militari, per far posto a un resort per clandestini. Uno schiaffo alla povertà di Milano e degli anziani e non, milanesi che frugano tra quel che resta alla fine di un mercato e nei cassonetti.
I milanesi in pieno ferragosto si trovano l’incubo sotto casa: qui in piazza Firenze, zona periferica ma residenziale a maggioranza Pd, si respira un poco l’atmosfera di Capalbio…. Qui i residenti ( quella elité morale che piace a Repubblica) si aspettano ora, terrorizzati e indignati, il sequel della Stazione Centrale. Strade ostaggio dei clandestini, bivacchi, tende, pericolo di stupri rapine, coprifuoco serale, e dovunque il racket dell’accattonaggio, le elemosine gestite dalla mafia nigeriana … Ecco la cronaca di una giornata storica. Solo Imolaoggi era presente.
(CON IMOLAOGGI SEGUIREMO L’EVOLVERSI DELLA SITUAZIONE E NELLE PROSSIME PUBBLICHEREMO I VIDEO DELLE GIORNATE DI PROTESTA)
La tenuta di tutti i residenti che domenica hanno affollato il Gazebo davanti alla Caserma Montello per una no stop di dibattiti e concerti, era ancora balneare: calzoncini corti, sandali da mare, maglietta casual firmata, abbronzatura intatta, senza lo spleen della nebbia milanese. Cagnolino di razza al seguito (rigorosamente maltese o bassotto a pelo lungo) nel cestino della bici. Ex Pci, ora simpatizzante lista di Manfredi Palmieri, Massimiliano guida l’assemblea. Cento metri più in là, nei giardinetti prospicenti la caserma, stanno i supporter di Majorino e di Sala, i sopravvissuti della lista arancione. Protestano per la raccolta firme nel quartiere: un modulo lasciato nelle portinerie, senza precise motivazioni.
“E chi ci garantisce che domani le firme verranno usate per altri scopi?” tuona un falcemartellato che i ‘compagni’ li conosce bene. Un residente di corso Buenos Aires, arrivato per solidarietà in anticipo dalle ferie, replica al trinariciuto: “sono qui per avvertirvi: se entrano i clandestini alla Montello, il vostro quartiere diventerà un bivacco, come succede da noi: io abito in via Andrea Doria, alla sera è un coprifuoco, le donne hanno paura di uscire di casa, dovunque clandestini davanti ai portoni, il nostro quartiere è stato distrutto”.
C’è tensione tra la curva nord dei supporter Forever Sala, gli irriducibili dell’accoglienza senza se e senza ma, ma basta magnà, i falcemartellati, e i moderati della zona, i celoduristi della lega, i residenti del quartiere senza tessere politiche che affollano il Gazebo. Massimiliano, il moderatore dell’assemblea, conscio del rischio di scontri verbali, della rottura dell’unità del quartiere, si confessa: “qui c’è un sacco di gente che alle ultime elezioni ha voltato Beppe Sala, e ora se potesse lo farebbe a pezzi. C’è bisogno di unità, ma bisogna moderare i toni…”
Si sparge la voce che i pasdaran di Majorino, quelli della famigerata cooperativa Arca, sono già entrati alla Montello per visionare le camerate. La voci si accavallano; pare che già cento presunti profughi siano entrati in caserma da una entrata secondaria. Il panico dilaga sotto il Gazebo. Saranno in duecento: nonni, mamme, avvocati, professionisti, bocconiani dalle abbronzature fresche e dalla faccia dei benestanti che fanno jogging: qualche signora ingioiellata in bicicletta, con il fedele barboncino bianco alla moda nel cestino. Arriva pure qualche occupante tatuato di case popolari di piazza Prealpi.
Cementa l’assemblea, all’improvviso, dissolve i dubbi un lapsus di Massimiliano: “ il problema è Roma, non è Milano: il ministro dell’Inferno Alfano non può continuare a mandarci immigrati”. Inferno? Scoppia l’applauso liberatorio, “scusatemi, era un lapsus freudiano.” I forever Sala si sciolgono nella risata. Fine della contrapposizione destra-sinistra.
Nasce un popolo nuovo, parte una lotta comune. Inizia l’assemblea Massimiliano: “I poliziotti della caserma Garibaldi, davanti alla Cattolica, hanno bisogno di spazio, e tra la polizia di stato e l’università è stato firmato un protocollo di accordo un anno fa: qui, alla Montello, doveva entrare la Polizia, i familiari dei militari alloggiati alla Montello andavano alla caserma Perrucchetti, sono già in corso traslochi, e gli studenti della Cattolica dovevano entrare nel nuovo campus universitario della Garibaldi… Ed ora il presunto ministro Pinotti ha sparigliato tutto, e ci vuole mettere alla Montello i così detti rifugiati. E il Comune di Milano dovrà pagare una penale alla Cattolica. Cioè, rettifica, lo pagheremo noi milanesi” spiega sconcertato…
Voce disperata dal fondo del Gazebo: ”500 maschi adulti africani nel nostro quartiere a bighellonare?” Massimiliano, affranto: “Attenzione, non è che diciamo no tout court agli extracomunitari: ma per la Montello c’è questo accordo, canta canta e ora mi domando: ma perché Sala ha avallato questo pasticcio?”. Tullio allarga le braccia: “L’abbiamo invitato qui al Gazebo, ma non è arrivato”.
Residente imbufalito: “Ma sappiamo almeno se questi 500 maschi africani sono richiedenti asilo o rifugiati?” Secondo residente, conscio del pasticcio giuridico: “Guardate che se passano tre anni dalla firma del protocollo d’intesa tra Università Cattolica e Polizia di Stato, e non si avvia niente, il protocollo è nullo”. Tullio precisa: “Signora, l’accordo è stato firmato un anno fa…non può saltare”.
Si forma immediatamente un pool di esperti avvocati tra i presenti, che alle luce delle clausole stipulate tra Comune, Università Cattolica e Polizia di Stato consulterà un esperto amministrativista per contrastare le decisioni del sindaco Sala. Enrico Saleriani, capogruppo Lega Nord del municipio 8, ancora in tenuta da spiaggia, alza la mano, interviene, gela le aspettative ….”non fatevi illusioni.. al consiglio di zona 8, pardon, ora si chiama Municipio, è passata una mozione della sinistra che chiedeva al sindaco di alloggiare i così detti rifugiati nelle caserme milanesi … …. i cinquestelle l’hanno votata, e pure Forza Italia …” Clamori. Rumoni, sgomento e qualche Buu dal fondo.
Si attendono i consiglieri comunali, si parla dell’arrivo imminente di Fabio Altitonante (Regione, FI) di Majorino, di De Pasquale, di Mardegan … Macchè. Nessuno arriva, sono ancora al mare. Unico consigliere comunale presente, la bella, elegante e abbronzatissima Silvia Sardone, vera erede della Santanchè, in calzoncini corti neri , coprisole bianco e ghiacciolo bianco in mano: elegante come la pop star Madonna, diva, soubrette, beniamina, nuova Evita Peron di Milano. Medita il da farsi, ascolta i residenti…
Le voci si accavallano: “Il problema è che noi non li vogliamo” spiega pacata una nonna. Illustra candida la sua tesi: “signori miei, la crisi delle vocazioni è evidente. Le chiese sono vuote. In arcivescovato mancano i seminaristi: ci sono tante belle camerate vuote, c’è spazio, perché il vescovo non se li prende là dentro i 500 africani rifugiati?”
“Un momento: noi non vogliamo che ci dicano che siamo razzisti…noi non diciamo no alla accoglienza, ma non in questo modo, come l’organizza il governo” dettaglia un avvocato. “Non me ne frega niente se mi danno del razzista..” replica un commercialista.
Una signora in tunica indiana: “Io sono buddista, ma mi piange il cuore a vedere lo sfruttamento dei disperati da parte degli scafisti e poi delle cooperative. Dicono che ogni immigrato prende 35 euro al giorno: ma che – anche se il risultato non cambia- se li tengono quelli delle cooperative, quei soldi! E se protesto, mi danno pure della razzista”.
Altre voci. “Io non voglio insicurezza, per me e per i miei bambini” “500 maschi, oh signur. La gente non li vuole qui” Angela De Rosa, di Casapound anima l’assemblea: “vi ricordo che una solo esigua minoranza dei così detti presunti rifugiati ha veramente diritto all’asilo politico. E la stazione centrale è diventato un vero centro di accoglienza a cielo aperto… quanti sono gli italiani in stato di indigenza che aspettano un alloggio popolare? Quanti sono i padri di famiglia che non hanno più le possibilità di mettere un piatto di pasta per sfamare i loro figli? Dobbiamo dire che i costi della accoglienza li paghiamo noi e li togliamo agli italiani che ne hanno bisogno”
Il discorso fa breccia nei moderati. Gli applausi scrosciano. Ovazioni. Il teorema di Parisi e della Gelmini (non vogliamo Casapound nel centro destra) vacilla. Il Gazebo laurea le nuove leader dell’opposizione a Milano: Angela De Rosa e Silvia Sardone.
Colpo di scena: Silvia Sardone propone una mediazione. Sarà lei a portare in consiglio comunale una interrogazione dei residenti, per chiedere al sindaco di schierarsi in merito alla decisione di sloggiare i militari della Montello per alloggiare i presunti rifugiati . “ il sindaco sarà obbligato a rispondere, forse si arriverà a una votazione in aula, e così si scopriranno le carte: si vedrà chi è favore e chi no.” Un rovello che metterà con le spalle al muro i fanatici della accoglienza, da Majorino a Beppe Sala.
Si fa spazio intorno alla Sardone: carta e penna, intorno i leader del comitato, si scrive il testo della interrogazione. “ Vi assicuro che se gli immigrati non sono ancora entrati alla Montello, è per il clamore che questa manifestazione sta suscitando in città. Il Comune ha paura di procedere, ora. Dovete andare avanti, non mollare con il Gazebo, la mobilitazione popolare è l’unica garanzia per la Montello” spiega Silvia Sardone.
Mentre la consigliera scrive la interrogazione sotto l’occhio dei presenti, l’ultima parola a Massimiliano, che suscitando commozione annuncia: “ Io non dormo da diverse notti, sono esausto, ma sono qui anche per rispetto di quei militari, quei tanti giovani come me, quei cavalleggeri che nel 1915 uscirono da questa caserma e andarono a morire per difendere la nostra Patria. Quel ricordo non si deve disperdere, il nostro patrimonio di valori deve restare intatto”
Valentina allora mi si avvicina e mi dice.. “questa è una giornata storica, tu devi pubblicare tutto, tutto, senza tagli , senza censure”. Sì, sarà fatto: qualcosa di ancora terribilmente ignoto accade sotto il Gazebo davanti alla Montello. Un avvenimento ancora carsico, indecifrabile, ma umano, troppo umano. Un polline nell’aria….come una canzone. Una eccitazione collettiva.
Milano sa stupire ancora. Milano sta trovando la sua identità. La Montello sarà modello per tutta l’Italia e soprattutto per quegli italiani che hanno perso le chiavi di casa.