9 nov – “Ma che posso fare se, invece, amo ormai te, e penso che il migliore sei te, e che non ci sono altri all’infuori di te e che mi permetto per questo perfino di farmi trattare male senza reagire? Non ho mai detto queste cose a nessuno, non le sentivo e non sarebbe riuscito”. Vulnerabile, romantica, sottomessa, è una sorprendente Oriana Fallaci quella che negli anni ’50 scrive ad Alfredo Pieroni, corrispondente da Londra per la Settimana Incom illustrata, suo primo amore.
L”altro’ volto della giornalista e scrittrice più famosa del ‘900, coraggiosa e leale, libera e tenace, anarchica e antidogmatica, discussa e controversa, capace di grandi slanci e di violente arrabbiature, è il cuore del romanzo Oriana, una donna (Rizzoli): un ritratto che Cristina De Stefano ha cercato nelle opere della Fallaci, nelle interviste agli amici, nei documenti inediti forniti dagli eredi. All’autrice di Insciallah, morta nel 2006, è dedicata anche la miniserie Rai La vita di Oriana Fallaci, sul set proprio in questi giorni nella ‘sua’ Firenze: Marco Turco dirige la fiction, incentrata sugli episodi cruciali della vita della scrittrice che avrà i lineamenti delicati e lo sguardo intenso di Vittoria Puccini.
L’Oriana innamorata di Pieroni sogna la vita di coppia, si dice disposta ad abbandonare tutto, si umilia e si cancella. Durante la relazione perde un figlio e quasi la sua stessa vita. Più tardi, nel 1966, dopo aver perso il secondo figlio, affida in modo struggente il dilemma tra nascere e non nascere alle pagine di Lettera a un bambino mai nato, che andrà alle stampe solo nel 1975, nel pieno del dibattito sulla legge sull’aborto, approvata tre anni dopo. La svolta in Vietnam, nel 1967: qui nasce la Fallaci reporter di guerra, ma sboccia anche un nuovo amore, per Francois Pelou, direttore dell’Agence France-Presse locale. 42 anni, veterano del giornalismo internazionale, dà ad Oriana consigli preziosi per le prime missioni al fronte. Da lui impara che “la guerra è come il pugilato, brutale ma alla lunga affascinante, perché permette di vedere l’uomo in tutta la sua purezza, nel coraggio e nella paura”. Oriana resta legata a Francois fino al 1973: gli dedica poesie, ne ammira il pensiero indipendente, la cultura solida, l’etica rigorosa. Ma Francois è sposato ed è cattolico e decide di non divorziare. Oriana impacchetta tutte le loro lettere e le manda alla moglie. Da allora non vorrà più vederlo.
Nel 1973, il 23 agosto, Oriana incontra per la prima volta Alekos Panagulis. Lui è appena stato liberato dalle carceri greche e lei deve intervistarlo per L’Europeo. L’uomo incarna tutto quello in cui la Fallaci crede: il coraggio fisico e morale, l’ossessione per la libertà, la lotta contro il potere. Alekos le offre una nuova causa, ma anche un grandissimo amore che la scrittrice consegnerà alla leggenda con il romanzo Un uomo, pubblicato nel 1979, tre anni dopo la morte di Panagulis. L’ultimo amore di Oriana è Paolo Nespoli, oggi astronauta, conosciuto a Beirut nel 1983.
Nella biografia di Cristina De Stefano c’è anche l’Oriana che ti aspetti. La staffetta partigiana che accanto al padre impara la ribellione al potere. La giornalista che inizia ad occuparsi di cinema e mondanità per diventare poi, con la Rivoluzione ungherese, testimone e ‘soldato’ per la libertà e la giustizia. Quella che contraddice Kissinger e si toglie il chador davanti a Khomeini, sfida il generale Giap e definisce Gheddafi “un idiota pazzo”. L’Oriana delle interviste mancate, come quella a Giovanni Paolo II. L’Oriana che confessa di avere il cancro e che esce dall’isolamento degli ultimi anni dopo l’11 settembre. Per gridare la sua rabbia contro l’Islam interrompe anche il vecchio progetto di un romanzo sulla sua famiglia, uscito postumo con il titolo Un cappello pieno di ciliege. Quello che mamma Tosca portava in un giorno di fine estate del 1928, quando incontrò per la prima volta papà Edoardo Fallaci. Oriana venne concepita qualche tempo dopo, durante una gita sul monte Morello e nasce a Firenze il 29 giugno 1929. Muore nella notte tra il 14 e il 15 settembre 2006, in una stanza della clinica Santa Chiara da cui – come ha chiesto – si vede tutta la sua città.
(di Angela Majoli) ansa