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Saronno: infermiera umiliata da un musulmano perché donna

“Abbassa lo sguardo quando parli con me, sei una donna”. Purtroppo non ci troviamo in Afghanistan ma siamo a Saronno comune alle porte di Milano. Queste parole sono state indirizzate ad un’infermiera italiana da parte di un paziente islamico.

È la fine di agosto secondo quanto riporta “La Prealpina” un giovane e sua sorella hanno accompagnato la madre al pronto soccorso. Tutti islamici. Sia la donna che la ragazza indossavano il velo integrale, simbolo dell’oscurantismo musulmano. Alla signora, scrive il quotidiano locale, è stato quindi somministrato un antidolorifico e poi le è stato assegnato un codice verde perché non destava in condizioni preoccupanti. Quando l’infermiera del pronto soccorso è andata a riferire all’uomo le condizioni della madre e ciò che era stato fatto per curarla, l’uomo avrebbe contestato il fatto di trovarsi a parlare “solo” con una donna e non con un medico uomo. “Abbassa lo sguardo quando parli con me, sei una donna”, le avrebbe detto il musulmano. L’uomo, scrive il quotidiano locale, si sarebbe placato solo grazie all’intervento di un vigile che si trovava lì per assistere un paziente giunto in pronto soccorso a causa di un incidente stradale.

Il fatto sarebbe stato confermato anche dai rappresentanti sindacali della struttura. Adesso io dico: ma vi sembra possibile che in Italia possa accadere una cosa del genere ? E che un ospite di religione islamica possa pensare di comportarsi in questo modo? Permettendosi di umiliare una donna intenta a svolgere con serietà il proprio lavoro. Non è assolutamente possibile in un qualsiasi paese normale occidentale ma in Italia purtroppo per noi SI.

Tutto questo perché la religione islamica impone delle regole che con la nostra cultura occidentale non potranno mai essere compatibili. E questa è una prova tangibile. È questa l’integrazione di cui si riempie tanto la bocca la sinistra. E si perché: una delle tante risorse della sinistra, un mediorientale, un immigrato islamico si può permettere di inveire contro un’infermiera che stava curando la madre invitandola ad abbassare lo sguardo e chiedendone la sostituzione con un infermiere di sesso maschile perché secondo le regole dell’islam la donna è un essere inferiore per cui non degno di poter parlare da sola con un uomo.

È proprio questa l’integrazione che vorrebbe e che ci propone di continuò la sinistra in Italia. Bella roba! Ma vi rendete conto che l’infermiera è andata a riferire all’immigrato le condizioni della madre e ciò che era stato fatto per curarla e l’islamico ha contestato il fatto di trovarsi a parlare con una donna secondo lui una questa è una cosa inammissibile. Robe da matti ! Ma vi sembra una cosa normale e sopratutto possibile che In un paese occidentale dove le donne hanno pari diritti degli uomini e per noi le donne rappresentano un grande orgoglio per la nostra comunità e meritano stima, riguardo e sopratutto rispetto queste persone ospiti nei nostri paesi si permettono di umiliarle e trattarle come delle pezze da piedi ?

Ma siamo diventati matti ! Questa gente o viene in Italia e rispetta le nostre leggi, i nostri valori e le nostre tradizioni o torna a casa loro e di corsa anche. Queste dovrebbero essere le regole che una Stato giusto dovrebbe porre come requisito primario per poter risiedere in Italia. Gli islamici a cui non sta bene che qua in Italia le donne valgono come gli uomini ed anche di più, tornino pure a casa loro. Al posto che denunciarlo e poi sbatterlo immediatamente fuori dall’Italia, l’immigrato è stato tranquillizzato da un vigile che si trovava lì ero caso.

Allora una buona volta per tutte mi sento di lanciare un messaggio chiaro a tutti gli islamici residenti in Italia: qua non siete a casa vostra dove vi è consentito trattare le donne come degli essere inferiori: qua siete in Italia e non prevale la legge della Sharia e se questo non vi sta bene tornate pure a casa vostra dove potete comportarvi come meglio credete senza dare fastidio a nessuno.

Andrea Pasini – Trezzano Sul Naviglio

www.imolaoggi.it

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