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8 marzo: Donne e primavera araba, la rivoluzione non è finita

8 marzo – al Cairo migliaia di donne marciano per protestare contro il governo dei Fratelli musulmani. Nella capitale egiziana le donne portano avanti così il processo di “liberazione” femminile avviato con le rivolte della primavera araba: “Il 25 gennaio 2011 è stata una marcia per le donne, perchè così si libera tutto l’Egitto”, ha spiegato Sally Toma, psichiatra esperta di vittime della tortura, tra le voci femminili invitate a Roma per parlare de “La primavera araba due anni dopo: è ancora donna?”.

“Il problema più grande è avere una Costituzione in cui si possano identificare tutti – ha denunciato Toma, giovane attivista copta, intervenuta questa mattina nell’Ufficio della Commissione europea in Italia, a Roma – uomini e donne, musulmani e cristiani, non solo la Costituzione dei fratelli musulmani”.

“La libertà non è l’unica cosa per la quale abbiamo combattuto”, ha dichiarato Sihem Bensedrine, giornalista tunisina fondatrice di Radio Kalima, secondo la quale in questo momento “possiamo vincere”, affinchè i diritti delle donne siano inclusi nella Costituzione in fase di elaborazione. “Ci sono donne che non condividono al 100% i nostri pensieri”, ha aggiunto la freelance egiziana Sarah Sirgany (Cnn, al-Akhbar English, Daily News Egypt), che quando va in piazza a coprire le rivolte teme maggiormente di essere aggredita sessualmente che colpita da un proiettile. “Gli stupri in Egitto ci sono sempre stati, ma dal 2006 sono aumentati, è un buon deterrente per le donne che vogliono andare a manifestare”, ha spiegato Sirgany, raccontando che sono nati dei gruppi di soccorso per aiutare o salvare le donne durante i disordini.

L’incontro, organizzato dall’europarlamentare Silvia Costa, proseguirà nel pomeriggio nella Sala della Crociera, in via del Collegio Romano, 27. Il 12 marzo verrà votata dal Parlamento di Strasburgo la Relazione Costa sulla situazione delle donne in Nordafrica (Egitto, Tunisia, Marocco, Libia), già approvata il 19 febbraio a larghissima maggioranza in Commissione FEMM.

L’ex deputata, che si è augurata un “8 marzo che non sia rivolto solo alla condizione delle donne europee”, con il suo rapporto chiede alle autorità dei paesi interessati, di inserire nelle costituzioni “in modo inequivoco il riconoscimento dei diritti politici, economici e sociali delle donne, il divieto di qualsiasi forma di discriminazione, nonché di garantire l’uguaglianza di genere nei codici penali e nel sistema di sicurezza sociale, introducendo o riformando le leggi esistenti sul matrimonio, la custodia dei figli, il divorzio, la nazionalità, l’eredità, la capacità giuridica e la remunerazione lavorativa”.

http://www.tmnews.it/web/sezioni/dalla-redazione/PN_20130307_00183.shtml

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